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Cronaca
28.03.19 - 09:440

L'orchessa e il ragazzino. In 170 pagine di chat la folle storia d'amore tra l'infermiera di Prato e il 15enne con cui ha avuto un figlio: "Sei la mia malattia, ma anche la mia cura"

Un amore illegale: tredici anni lui, trenta lei. Un figlio nato 7 mesi fa, lo scandalo, l’inchiesta, e ora l’arresto ai domiciliari per l'infermiera di Prato che ha avuto una relazione con un ragazzino a cui dava ripetizioni di inglese

PRATO - Un amore folle e illegale: tredici anni lui, trenta lei. Un figlio nato 7 mesi fa, lo scandalo, l’inchiesta, e ora l’arresto ai domiciliari per l'infermiera di Prato che per un anno e mezzo ha avuto una relazione morbosa con un ragazzino a cui dava ripetizioni di inglese.

 

Anche il marito è sotto inchiesta per aver riconosciuto come suo il neonato, pur sapendo che il vero padre era il quindicenne. L’orchessa, invece, è stata arrestata per atti sessuali con minore di quattordici anni e violenza sessuale per induzione: fino a poco più di un mese fa avrebbe costretto l'adolescente ad avere rapporti con lei, “strumentalizzandone lo stato di inferiorità al fine di soddisfare il desiderio, che appare totalizzante nella vita della donna, di proseguire la relazione”, scrive il gip Francesca Scarlatti nelle 33 pagine di ordinanza cautelare.

 

È la primavera del 2017, scrive il quotidiano “Il Messaggero” ricostruendo il caso che ha sconvolto la città toscana, quando inizia la relazione tra l'infermiera e l'allievo. La donna ha un altro figlio di 7 anni, iscritto allo stesso corso in palestra frequentato dal ragazzino. Diventa amica della madre di lui, scopre che è in difficoltà a scuola e si offre di aiutarlo a preparare l'esame di terza media con ripetizioni d'inglese.

 

“Fin dal marzo 2017 ho iniziato a provare dei sentimenti, ma non abbiamo avuto rapporti fino al compimento del quattordicesimo anno”, sostiene la donna. Un tentativo di alleggerire la sua posizione: “Sapeva che fino ad allora la legge non considera valido il consenso agli atti sessuali del minore”, sottolinea il gip, che giudica quelle dichiarazioni non credibili.

 

A smentirle, ci sono più di 170 pagine di chat – “una vera e propria inondazione di messaggi”, si legge nell'ordinanza - finite agli atti dell'inchiesta. È sempre lei a raccontare di avere confessato la relazione al marito e alla madre dopo avere scoperto di essere rimasta incinta. Il 28 febbraio, invece, la confessione del ragazzino: in lacrime racconta ogni cosa alla mamma, alla sua allenatrice e alla titolare della palestra. Poi, la denuncia: i genitori portano in procura una copia delle chat. L'esame del Dna non lascia dubbi: l'adolescente è il padre del bambino. Infine, l'arresto della donna, che ha annunciato il ricorso al tribunale del Riesame.

 

Ma ad accusarla ci sono 175 pagine di chat su Whatsapp e Messenger. Messaggi, scrive il gip nell'ordinanza, “intercorsi a migliaia a formare un flusso massivo di stimoli”, con il ragazzino che “a più riprese, manifesta disagio”: “Ho solo 15 anni, non mi sono mai trovato davanti a queste situazioni”, dice la vittima lo scorso 10 febbraio, mentre lei minaccia di togliersi la vita perché non ricambiata in quell' amore malato.

 

“Per me sei la malattia, ma anche la cura, vieni se ti va, questo devi fare”, scrive la donna. Lui è disperato: le dice di consultare uno psicologo, non vuole pensare “che sarà l'ultima volta che la vede”, ha paura che si uccida davvero e si sente in colpa. Lei risponde: “Non sarà l'ultima” e dice di aver progetto di uccidersi dopo il compleanno di suo figlio: “Lo farò ben bene... prima prenderò i farmaci, poi mi inietterò aria nelle vene”. A scatenare la follia della donna, quel giorno, è il sospetto che il ragazzino stia frequentando una coetanea. L'infermiera ha visto una storia postata su Facebook e ha perso la testa. Fin dai mesi precedenti, però, le chat sono un crescendo di ansia e ossessione.

 

Il 13 gennaio 2019 l'adolescente si arrabbia perché la donna si è presentata in palestra con il neonato: “Già mi hai rovinato la vita, puoi evitare di portarlo in palestra... Ti prego voglio andare bene a scuola e fare felici i miei te lo scongiuro faccio ciò che vuoi”.

 

A qual punto si profila un accordo, in base al quale lei non avrebbe più portato il bambino in palestra e lui, in cambio, sarebbe andato a casa sua quando lei lo avrebbe chiamato, si legge nell'ordinanza di custodia.

 

Il 18 gennaio i due si incontrano nuovamente: “Spero che il nostro accordo tu non lo infranga”, gli scrive lei in serata. Gli chiede in continuazione se la ama e lui replica: “ogni tanto mettiti nei miei panni, sono un ragazzo di 15 anni, non puoi farmi domande a cui non sanno rispondere neanche gli adulti”. E lei insiste: “Fammi sapere cosa sono per te”. Lui risponde deciso: “Sentimentalmente mi dispiace ma non ti amo”.

 

Segue una serie di minacce di suicidio. Il ragazzo si sente in colpa: “Dimmi che dovrei dirti per farti cambiare idea”. Lei replica che, per aiutarla, deve incontrarla, dice di essere serena perché ha preso la decisione di porre fine alle sue sofferenze, ma vuole avere un rapporto con lui per l'ultima volta. “Sì però non darò il massimo, non ce la faccio”, risponde lui.

 

Il 14 febbraio l'infermiera invia all’adolescente una foto che evoca gesti autolesionistici. “Mi taglio, ho già la soluzione... e se poi capirai di amarmi? Ci hai mai pensato? Farò anche recapitare delle lettere, tu sarai uno dei destinatari. Come starai male quando morirò”. Lui si spaventa: “No ti prego, ti amo”, le scrive.

 

Il giorno dopo i due si incontrano: “Rimango per noi, me lo merito di stare con l'amore della mia vita” scrive la donna e dice di volere stare con lui “fino all'ultimo respiro”.

 

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