di Giovanna Viscardi*
50 miliardi di frs. Questa è la cifra di cui abbiamo bisogno, nei prossimi 30 anni, al fine di completare opere strategiche per la Svizzera come AlpTransit. In questa campagna elettorale per le elezioni federali del 22 ottobre, ho organizzato (lo scorso 12 settembre alle cantine Valsangiacomo a Mendrisio) una conferenza incentrata proprio sullo stato attuale e sul futuro di opere e infrastrutture imprescindibili per la mobilità sia ferroviaria sia stradale. A relazionarci sul tema quattro persone autorevoli: l'architetto Elio Ostinelli, il sindaco di Chiasso Bruno Arigoni, il sindaco di Mendrisio Samuele Cavadini e l'economista Remigio Ratti. Logicamente la conferenza era più che altro imperniata sulle problematiche attinenti alla regione del Mendrisiotto, ma la questione dell'inadeguatezza e degli importanti ritardi accumulati negli ultimi 30 anni -da parte della Svizzera- in ambito infrastrutturale dei trasporti non può che suscitare preoccupazione. Paesi con una ricchezza pro capite inferiore al nostro come Italia, Spagna e Francia, in questo trentennio hanno investito e soprattutto realizzato molto di più di noi. L'altavelocità ferroviaria spagnola e francese dispongono di una rete di centinaia di chilometri che noi svizzeri possiamo ammirare.
E’ singolare il fatto che, nonostante il popolo svizzero e ticinese si sia sempre espresso in maniera favorevole in tutte le votazioni popolari federali degli anni '90 aventi per oggetto la ferrovia (AlpTransit, Ferrovia 2000, Ttpp, Iniziativa delle Alpi,ecc), le Camere federali e una parte consistente della burocrazia bernese paiono prodigarsi per rallentare il più possibile il processo di progettazione e realizzazione di quelle opere; al punto che oggi siamo in notevole ritardo rispetto a paesi confinanti. Progetti come il proseguimento di Alptransit a sud di Lugano e la circonvallazione ferroviaria del Bellinzonese con la galleria Gnosca-Sementina, che dopo più di 30 anni dalla votazione popolare sulle trasversali ferroviarie dovrebbero essere già in fase realizzativa, sono fermi su un binario morto. Negli ultimi anni anche la deputazione ticinese a Berna ha trascurato di portare avanti con decisione queste tematiche politiche.
Dalla legislatura prossima (2023/2027) la questione delle infrastrutture ferroviarie deve assumere il grado di priorità strategica, non solo per i rappresentanti liberalradicali alle Camere federali, ma per tutta la deputazione ticinese a Berna, e sarà fondamentale creare un vasto e articolato fronte che su impulso dei partiti, delle associazioni dei passeggeri e pure dei sindacati, sia capace di esigere da parte della Svizzera un cambiamento paradigmatico della politica degli investimenti per le infrastrutture. Non dimentichiamoci che la storia del Ticino, ma in buona parte di tutta la Svizzera, ci insegna che la ricchezza e la crescita del nostro territorio sono da sempre connesse con la nostra capacità di essere un’importantissima via di transito fra il nord e il sud dell’Europa, via che garantisce un'interazione fra mitteleuropa e meditteraneo fra passeggeri, merci, idee, ecc. La crescita socioeconomica del Ticino è da sempre legata in maniera diretta allo sviluppo della ferrovia.
Trascurare il completamento di AlpTransit potrebbe significare -in futuro- la marginalizzazione del nostro cantone dagli assi di comunicazione nord-sud d'Europa cosa che comporterà delle gravi ricadute anche dal punto di vista economico.
*candidata PLR al Consiglio Nazionale