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Salute e Sanità
23.02.21 - 00:010
Aggiornamento: 03.03.21 - 20:54

La lesione del “crociato anteriore” nel paziente sportivo: il modello dell’Ars Medica, tra tecnologia e innovazione

Al nuovo Centro dello sport di Manno, un’alleanza tra avanguardia strumentale ed eccellenza clinica. Con un occhio di riguardo alla prevenzione

MANNO - La Clinica Ars Medica, struttura sanitaria del gruppo Swiss Medical Network, il 1° luglio scorso ha inaugurato, all’interno del nuovo Centro Medico nel complesso Ambrosart di Manno, il suo innovativo Centro dello Sport, ideato per i pazienti sportivi di ogni età e livello.

Il settore delle “scienze motorie” si sta facendo sempre più spazio tra le innumerevoli discipline legate alla medicina. La medicina dello sport, attività cardine del Centro, non solo tratta gli infortuni derivanti dalla pratica sportiva o le malattie che la impediscono, ma aiuta a prevenire i danni medesimi, o eventuali patologie che possono subentrare nel corso dell'attività fisica, oltre a valutare l’idoneità globale dello sportivo di ogni livello. Target di riferimento non sono dunque solo i professionisti, ma tutti coloro che vogliono apprendere ad allenarsi in maniera corretta. In Svizzera, dove due terzi della popolazione pratica sport, anche in modo intenso, ma spesso senza una vera consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti, la prevenzione diventa particolarmente importante affinché lo sport sia un vantaggio e non un rischio per la salute.

Tra gli infortuni più ricorrenti vi sono i traumi alle articolazioni (ginocchio, caviglia, spalla). Stando alle statistiche, in Svizzera ogni anno si verificano 71.500 lesioni del ginocchio: di queste, 53.500 sono riconducibili a infortuni non professionali e 18.000 a infortuni professionali, con un costo complessivo per le assicurazioni di circa 600 milioni di franchi.

Il 70% degli infortuni riguarda i giovani (età media 35 anni). Nel 16% delle lesioni del ginocchio vi è un coinvolgimento del legamento crociato anteriore (LCA) - tipico infortunio del calciatore e dello sciatore. Nel 50% dei casi si verificano lesioni d’accompagnamento (menisco, cartilagine, altri legamenti).

Al Centro dello Sport, nella gestione di una lesione del LCA le figure coinvolte sono molteplici: il medico dello sport che effettua la diagnosi iniziale, il chirurgo ortopedico che esegue l’intervento (qualora necessario), il fisioterapista sportivo che riabilita e il fisiologo dello sport che, con opportuni test, valuta il decorso e aiuta il medico a definire quando l’atleta può tornare in attività.

Ciascuno specialista agisce di concerto e a stretto contatto con gli altri, offrendo al paziente l’opportunità, se lo desidera, di effettuare l’intero iter terapeutico nella medesima struttura. Il fatto che alcuni medici o fisioterapisti abbiano essi stessi un passato da sportivi, costituisce un ulteriore plus, integrando essi le nozioni tecniche del movimento peculiare di una determinata disciplina sportiva alle conoscenze scientifiche e all’esperienza clinica.

Il ruolo del medico dello sport

Il dottor Peter Jenoure è un medico dello sport con lunga esperienza nel settore. “La lesione del legamento crociato – spiega - può verificarsi abbastanza facilmente; non è necessario un forte impatto, talvolta avviene per un semplice movimento mal coordinato, soprattutto se l’atleta è stanco o non adeguatamente preparato. In alcuni casi provoca inizialmente solo un fastidio persistente. Benché un occhio clinico esperto individui subito il problema, una risonanza magnetica sarà fondamentale per avere un quadro chiaro e completo, per valutare l’entità della lesione, se vi siano lesioni correlate e se sussistano i presupposti per un intervento chirurgico”.

Il trattamento può essere di tipo conservativo (rafforzamento muscolare, miglioramento del controllo neuro-muscolare) oppure chirurgico.

“L’operazione – prosegue il medico - si rende necessaria per il calciatore e per lo sciatore, e in tutte le discipline che richiedono un carico importante delle ginocchia e che comportano movimenti  di rotazione, o un brusco cambio di direzione. Il ciclista o il nuotatore, non imponendo al ginocchio carichi di questo tipo, possono seguire un trattamento meramente conservativo. La decisione finale sull’operazione spetta comunque al paziente, in base all’età, al livello di preparazione atletica e alle sue ambizioni circa il proseguimento dell’attività”.

In merito ai tempi di recupero il dottor Jenoure afferma: “La maggior parte dei pazienti che subiscono un’operazione di riparazione del LCA affrontano una complessa riabilitazione di circa 6 mesi, ma abbiamo constatato che il tempo ottimale di recupero si avvicina ai 9. Questo tempo garantisce, oltre al recupero del ginocchio, anche un recupero sportivo ottimale una volta tornati in attività, e scongiura il rischio di recidive”.

La probabilità di incorrere in una nuova lesione o di rompere il legamento del ginocchio sano, infatti, è pari al 10-15%. Va inoltre detto che solo il 60-65% dei pazienti riprende l’attività agonistica e mantiene i livelli antecedenti l’infortunio.

Il percorso riabilitativo al Centro dello Sport vanta alcune peculiarità, in termini sia di test di funzionalità, sia di macchinari utilizzati, altamente tecnologici ed innovativi, utili non solo in caso di infortunio ma anche in un’ottica di prevenzione.

“Il nostro percorso – aggiunge il medico - prevede una valutazione sia delle funzionalità del ginocchio trattato in confronto con il ginocchio sano, sia una valutazione globale della funzionalità di tutto il corpo. In particolare, il nostro protocollo “Return to Sport”, attuato di concerto dal medico trattante e dal fisioterapista, consta in una serie di test che mirano a Valutare la funzionalità del ginocchio operato e del controlaterale, tenendo conto di diversi parametri di questa funzionalità. Questo modus operandi a 360 gradi è una peculiarità del nostro Centro. Non è ancora una pratica diffusa come dovrebbe, ma auspico che in futuro diventi obbligatoria”. 

Subito dopo la diagnosi e l’eventuale intervento chirurgico, subentra la fase riabilitativa, già in uno stadio molto precoce perché, conclude il dottor Jenoure, “l’immobilità è estremamente nociva per il paziente. Dopo tre settimane di inattività si verifica un calo dei parametri funzionali fino al 30-40%. Quanto prima si riprende l’attività, quindi, tanto più rapido ed efficace è il recupero”.

La fisioterapia

Le sedute di fisioterapia sono fondamentali per il ripristino della funzionalità motoria; a tal fine, la palestra del Centro dello Sport è allestita con macchinari altamente tecnologici per un monitoraggio approfondito delle prestazioni dell’atleta in fase di recupero.

 

Nel caso specifico di lesione del crociato anteriore, Danja Santini, responsabile della fisioterapia sportiva spiega: “Il nostro lavoro consiste prevalentemente nell’evitare recidive. A tal fine, è fondamentale capire il punto debole del singolo individuo, le criticità che hanno causato il trauma, per il quale, ricordiamo, basta un movimento non corretto. In questo la tecnologia ci sta aiutando molto”.

Tra i macchinari all’avanguardia del Centro dello Sport, c’è la “pedana di forza e stabilometrica”, il primo pavimento modulare digitale con analisi vettoriale delle forze nel cammino, nel salto e nella corsa. Al momento il Centro dello Sport è l’unico in Svizzera a disporne.

“Oltre a monitorare un salto o la tecnica di corsa - racconta Santini - degli algoritmi forniscono informazioni sul cambio di direzione sui vari piani di movimento: anteriore, verticale e laterale. In questo modo possiamo misurare la forza della gamba infortunata in confronto a quella sana. Quest’analisi fornisce anche la probabilità di incorrere, con un determinato movimento, nella lesione di un legamento. Per questo miriamo a lavorare su persone sane, per stabilire i valori a rischio, valutare la propensione individuale ad un determinato trauma e la probabilità di recidive. Un’asimmetria di carico tra le due gambe superiore al 10% denota un’anomalia, e quindi costituisce un potenziale rischio. Il vantaggio di effettuare questi test da sani consente inoltre, in caso di infortunio, di avere dei parametri cui mirare nella fase di riabilitazione, affinché il recupero sia totale e duraturo”.

Il ruolo del fisiologo

A conclusione del percorso riabilitativo, interviene il fisiologo, che in ambito sportivo si occupa di misurare, analizzare e confrontare, con strumentazioni dedicate, i parametri relativi ai sistemi cardiologico, respiratorio, metabolico, energetico, nonché i parametri biomeccanici, quindi le forze e tutto quanto concerne il gesto specifico dello sportivo. Egli accompagna l’atleta, passo dopo passo, verso i suoi obiettivi, cercando di garantirgli sempre le corrette necessità di allenamento e scongiurando carichi che il suo corpo, in quel preciso istante, non sopporta. I dati raccolti, da una parte vengono elaborati in statistiche per categorie di discipline sportive, età e tipologie di persone, dall’altra determinano le necessità dell’attività fisica da somministrare all’atleta in relazione ai suoi obiettivi.

 

Antonello Molteni, fisiologo presso il Centro dello Sport dell’Ars Medica, da vent’anni si occupa dell’indagine dei pazienti in ambito cardiologico, oltre a seguire gli atleti durante il percorso di riabilitazione.

“Nella fase di riabilitazione di un atleta che ha subito una lesione del legamento crociato – spiega - dedichiamo un’attenzione specifica al recupero funzionale dell’articolazione del ginocchio, misurando i rapporti di forza dei flessori e degli estensori, che condizionano la stabilità dell’articolazione. Ai fini del “Return to Sport”, l’obiettivo non è solo il recupero dell’articolazione offesa, ma di una condizione generale che è decaduta con l’infortunio e lo stop conseguente. Una volta che il ginocchio è completamente ristabilito in forza e stabilità, o è in una fase di evoluzione ottimale, il mio ruolo è anche quello di rimettere in funzione l’organismo nel suo complesso, facendo recuperare al paziente quanto ha perso in termini di performace cardio-respiratoria e metabolica. Dall’analisi dei suoi parametri fisiologici, biomeccanici e bioenergetici, sono in grado di predisporre un piano di intervento e fornire degli input al fisioterapista, o al preparatore atletico, affinché  impostino i loro obiettivi di lavoro, al fine di restituire lo sportivo alle sue capacità prestazionali ottimali”.

E in tema di monitoraggio e prevenzione aggiunge: “I nostri obiettivi sono molteplici: anzitutto lo screening della popolazione attraverso esami diagnostici e funzionali, per raccogliere informazioni utili all’ottimizzazione della performance e all’impostazione degli allenamenti del soggetto sportivo. In secondo luogo, in ambito di prevenzione, raccogliamo tutti i dati che possiamo misurare e correlare con dei parametri di riferimento per ridurre i rischi di infortunio; nel caso in cui questo si verificasse, assistiamo il paziente lungo tutto l’iter, dall’intervento alla fisioterapia, con l’obiettivo di riportarlo all’abilità sportiva antecedente il trauma”.

La peculiarità del Centro, tuttavia, sta nel fatto che tutti i professionisti coinvolti operano nella medesima struttura per un medesimo risultato, con macchinari innovativi e, interagendo quotidianamente, possono condividere informazioni e scambiare sinergie secondo modalità non usuali nel trattamento di una lesione del LCA, dove le fasi dell’iter riabilitativo sono normalmente sequenziali e non sinergiche.

“Il nostro intento – sottolinea Molteni -  è di offrire anche agli sportivi non d’élite, che spesso non dispongono di un intero team che lavora con e per loro, l’opportunità di un completo e ottimale recupero, ottenendo un risultato parimenti soddisfacente. Una delle principali skills del nostro Centro è quella di raccogliere quante più informazioni possibile sulle capacità di soggetti sportivi sani, in modo da poter avere dei parametri di riferimento per gli stessi in caso di trauma. Crediamo molto anche nel lavoro di networking. Non intendiamo sostituirci ad altri professionisti o strutture sul territorio, ma ci poniamo in un’ottica di partnership condividendo i dati delle nostre misurazioni. In questo modo intendiamo creare un network di condivisione delle informazioni più performante e auspichiamo di contribuire a migliorare ulteriormente la percentuale di successo dei trattamenti”.

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