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28.11.23 - 10:480

Marchesi alla Lega: "È inutile dire di voler essere più ‘barricaderi’ e poi fare l'esatto contrario"

Il presidente dell'UDC chiede agli alleati leghisti una svolta programmatica per il bene dell'area di destra: meno filogovernismo

LUGANO - Uno dei dati salienti delle ultime elezioni federali in Ticino, è stato il sorpasso nell’area di destra dell’UDC sulla Lega. I rapporti di forza tra i due alleati sono cambiati. Non c’è più un socio di maggioranza.

Un dato politico sul quale torna oggi il presidente democentrista Piero Marchesi, in un’intervista rilasciata alla Regione (clicca qui). A questo punto - è il succo del ragionamento di Marchesi - non bastano più le intese elettorali, ma occorre trovare un accordo su una strategia politica di area, da portare avanti insieme nel corso della legislatura. Strategia che Marchesi riassume in una messaggio malizioso indirizzato agli alleati: basta essere così filogovernativi.

“Ormai - spiega Marchesi alla Regione - il rapporto con la Lega è percentualmente quasi paritario, la futura strategia dovrà avere molto più ragionamento d’area e meno personalismi: solo così manterremo le posizioni guadagnate e, anzi, potremo nuovamente migliorarle. Anche perché se noi siamo cresciuti molto, c’è la Lega che perde più di quanto noi cresciamo e il risultato dell’area è negativo”. Sottotetto in filigrana: se la Lega continua a perdere a causa del suo appiattimento sul Governo e sui suoi Consiglieri di Stato, ci rimettiamo anche noi dell’UDC.

Quindi che fare? Marchesi la spiega così: “La nostra area in futuro può ambire a rappresentare un 30-35% dell’elettorato ticinese, in linea con i risultati dell’Udc in molti cantoni della Svizzera. Come? Nella pratica, facendo esattamente quello che l’Udc nazionale fa nella capitale: i nostri parlamentari a Berna non temono di dire chiaramente ciò che pensano anche quando si tratta di messaggi difesi dai nostri consiglieri federali in rappresentanza di tutto il governo. In Ticino non vedo niente di tutto ciò. Nessun partito di governo muove delle critiche al proprio consigliere di Stato, perché è percepito come una sorta di ‘vilipendio alle istituzioni’. C’è un filogovernismo preoccupante che frena il Paese, che appiattisce il parlamento sulle posizioni del governo. È inutile dire di voler essere più ‘barricaderi’ per poi due settimane dopo fare l’esatto contrario. Se vogliamo rilanciare il nostro cantone facendolo uscire dal baratro delle finanze disastrate, che inevitabilmente condizionano ogni discussione e lo sviluppo del Ticino a medio e lungo termine, allora bisogna essere capaci, come area, di lavorare assieme per fare opposizione costruttiva. Ora servono capitani coraggiosi, non marinai d’acqua dolce. Altrimenti la politica cantonale continuerà ad arrancare”.

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