BELLINZONA - Scuola e immigrazione, binomio delicatissimo, potenzialmente esplosivo. E polemica assicurata quando diventa argomento di dibattito politico tra chi propone visioni opposte della società.
Un esempio? Il botta e risposta a distanza andato in scena negli scorsi giorni sulle pagine della Regione tra la Direttrice del DECS Marina Carobbio e il presidente UDC Piero Marchesi.
A dare il via alla disputa è stato Marchesi con un articolo dedicato all’iniziativa popolare “No alla Svizzera dei 10 milioni”, che si pone l’obbiettivo di contrastare l’immigrazione di massa. Scrive il Consigliere Nazionale democentrista: “L’immigratzione di massa non è un motore economico, ma piuttosto un freno allo sviluppo. L’immigrato medio oggi riceve più di quanto restituisce allo Stato. Anche le scuole sono sotto pressione per l’afflusso di bambini difficili da integrare, mentre la fornitura di elettricità e acqua potabile per una popolazione in crescita diventa sempre più incerta”.
Carobbio: "Affermazione grave e preoccupante"
Ecco, appunto, le scuole. È questo passaggio che innesca la replica di Marina Carobbio sul quotidiano bellinzonese. Quella di Marchesi è “un’affermazione grave e preoccupante, nel contesto della propaganda dell’iniziativa che chiede di limitare il numero di stranieri nel nostro Paese. Grave, perché lascia intendere – in termini generali – che le bambine e i bambini stranieri, proprio perché stranieri, sono tendenzialmente “difficili” o “difficili da integrare”, e che la loro presenza è causa della pressione nelle scuole. Preoccupante, perché suggerisce indirettamente che liberando le scuole dai bambini stranieri, le sgraveremmo dalla pressione”.
“Ma è vero - prosegue la ministra della scuola ticinese - che bambine e bambini stranieri sono causa di pressione sulle scuole? No. E non in Ticino. Non in modo sistematico. Non più di molti altri fattori che influiscono sulle scuole e sul corpo docenti, tra cui i tagli alla spesa pubblica dello Stato voluti e strenuamente difesi anche dalla stessa Udc. Tagli che fanno crescere la pressione su direzioni, docenti, allieve e allievi, sottraendo risorse preziose che occorrerebbe invece investire per accompagnare ancor meglio ciascuno in base ai singoli bisogni, nell’interesse di tutta la collettività”.
“Si può far capo a tanti argomenti per suffragare una proposta politica di destra - conclude Carobbio - ma utilizzare i bambini, dipingendoli come “difficili da integrare”, deve farci reagire. In nome del diritto all’istruzione. In nome di un Paese che deve assicurare a tutte e a tutti il diritto di andare a scuola”
Marchesi tiene il punto
E a stretto giro di posta ecco arrivare la contro-replica di Marchesi, il quale tiene il punto: “La mia osservazione riguarda l’alto numero di studenti stranieri, dove in molti Cantoni raggiunge cifre impressionanti: Ginevra oltre il 45%, Basilea città 40,5%, Zugo 36,6% e Ticino quasi il 30%. Molti di questi allievi faticano con la nostra lingua, rallentando i programmi scolastici, ponendo in difficoltà non solo i docenti ma anche gli studenti svizzeri, che non riescono a seguire in modo fluido e proficuo i programmi di formazione”.
“È evidente - argomenta ancora il presidente UDC - che non tutti gli allievi stranieri creano difficoltà e che anche tra gli studenti svizzeri esistono casi complessi. Ma è altrettanto palese che in classi dove oltre metà degli allievi sono stranieri, spesso provenienti da realtà culturali e linguistiche lontane e insediatisi da poco, l’insegnamento risulta necessariamente più complicato. Le numerose figure di sostegno introdotte negli ultimi anni dal Decs, confermano che il problema non possa più essere negato. A mettere in evidenza questo problema è anche il “Rapporto sul sistema educativo svizzero” condiviso dalla Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della pubblica educazione (Cdpe), di cui mi risulta Carobbio faccia parte. Infatti, sotto al titolo “Scuole con situazioni complesse” afferma in modo chiaro che: “Particolarmente complessa è la situazione in quelle scuole che hanno una percentuale molto elevata di bambini di lingua straniera e di alunni con un passato migratorio o provenienti da famiglie con un basso livello di istruzione”.(…) Non serve convincere il sottoscritto, che non condivide i dogmi dell’uguaglianza e dell’inclusività giunti ormai a fine corsa. Piuttosto, sarebbe opportuno rassicurare le numerose mamme e papà che si rivolgono al mio partito per lamentare le enormi difficoltà di apprendimento vissute dai loro figli nelle classi multietniche ticinesi”.