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TiPress/Francesca Agosta
Politica e Potere
01.11.23 - 16:150
Aggiornamento: 16:33

Migranti a Chiasso, il j'accuse di Filippo Piffaretti a Baume-Schneider contro il "sistema Ticino"

L'esponente dei Verdi denuncia scarsa trasparenza nelle procedure e nell'informazione e l'assenza di una politica di integrazione

Di Filippo Piffaretti (lettera aperta a Elisabeth Baume-Schneider, capo del Dipartimento di giustizia e polizia) *

Da 52 anni vivo a Novazzano, a 500 metri dal confine italiano. A giudicare dalla stampa, dovrei quindi confrontarmi “quotidianamente” con il problema della “migrazione”. Avendo appreso dalla sua visita in Ticino, vorrei esporre brevemente il mio punto di vista. Premetto che, come tanti miei concittadini, vorrei vivere in un mondo più equo, dove sia possibile anche nei paesi in via di sviluppo vivere in pace, trovare un lavoro, dove il cambiamento climatico non provoca desertificazione di vaste regioni e dove nessuno è perseguitato a causa della sua razza, della sua etnia, religione o orientamento sessuale. Purtroppo, non è così e molte persone, in cerca di un futuro migliore, sono costrette a migrare, anche nel nostro Cantone.

In Ticino la questione migratoria è gestita in maniera poco trasparente, oserei dire che in questo settore non si applica il principio della trasparenza amministrativa. Per la maggior parte delle persone, le procedure legate alle richieste di asilo non sono conosciute, e l’Amministrazione cantonale lavora in modo estremamente ermetico. La responsabilità è delegata a due organizzazioni senza scopo di lucro che si assumono alcuni dei compiti che altrimenti ricadrebbero sull'Amministrazione cantonale, delegandoli a loro volta in parte a terzi, senza che la popolazione sia informata di queste relazioni o abbia l’opportunità di parteciparvi in ​​un modo o nell'altro.

A differenza di altri cantoni, i centri in cui i rifugiati sono confinati in un regime di semidetenzione non sono accessibili nemmeno ai nostri parlamentari. L'accesso a questi centri è gestito in modo arbitrario. In questo contesto la stampa si limita a fornire informazioni occasionali, spesso legate a episodi criminali, informazioni che vengono amplificate da persone che cercano di gettare benzina sul fuoco (…) - ndr. Piffaretti cita come esempi titoli del Mattino della domenica e di opinioni dell'ex sindaco di Chiasso Moreno Colombo -.

Ecco perché è largamente diffusa l’opinione che la gestione del fenomeno migratorio sia un fallimento diffuso. Personalmente, non avendo le informazioni necessarie per inquadrare i problemi nel loro contesto corretto, non sono in grado di giudicarli.

Detto questo, ritengo che in Ticino la mancanza di trasparenza sia il problema numero uno della migrazione. Il Governo ticinese, attraverso il suo ministro di riferimento, ha finora mantenuto la massima opacità e non pubblica alcuna statistica sull’efficacia delle misure di integrazione. Interazioni tra Comuni, Cantone e Confederazione non sono noti al grande pubblico, ad eccezione degli interventi della polizia!

Non ci sono persone che si occupino seriamente dell’integrazione dei migranti, non esiste una borsa di lavoro efficace per consentire loro di svolgere attività remunerative. Va notato che molti disoccupati della regione sarebbero felici di lavorare nel settore della promozione dell’integrazione.

Va inoltre sottolineato che la gestione dei minori può diventare drammatica nei casi in cui viene loro negato il diritto all’istruzione e vengono tenuti inattivi nei centri per migranti. Per quanto riguarda gli alloggi per i rifugiati, sembra che non ce ne siano abbastanza, e questo nonostante il Mendrisiotto abbia uno dei più alti tassi di abitazioni vuote dalla Svizzera. Per questo motivo le due organizzazioni incaricate dall’Amministrazione cantonale usano persino vecchi bordelli e altri edifici isolati per confinare queste persone nelle zone più remote.

In termini di “sicurezza”, sono almeno tre i giovani migranti che si sono suicidati nell'ultimo anno e diversi sono stati protagonisti di atti di microcriminalità. È facile immaginare che questi fatti siano una logica conseguenza del “sistema Ticino”. Queste morti sono la prova del malfunzionamento del sistema?

Dopo questa lunga introduzione, vorrei ringraziarla per aver accettato di intraprendere questo viaggio. Spero che la sua visita possa portare cambiamenti nella gestione della migrazione, nel senso di una maggiore trasparenza, di un’accoglienza più umana e di una migliore integrazione, soprattutto per quanto riguarda il diritto all’istruzione e al lavoro.

Per quanto riguarda l'occupazione, auspico la creazione di una borsa del lavoro, in collaborazione con imprese ticinesi, per accelerare l’integrazione delle persone abili al lavoro. La popolazione e l’economia sono pronte a sostenerla!

Inoltre, auspico un’accoglienza più decentrata, quindi in appartamenti in affitto normali, soprattutto per le famiglie, che pongono sicuramente meno problemi di integrazione. Naturalmente con il supporto necessario. Personalmente accolgo in un appartamento in affitto situato in un altro cantone una famiglia di rifugiati: una madre e i suoi tre figli bambini. Ammetto che all'inizio a volte è stato difficile, ma si è rivelato molto arricchente. Nel mio caso, i problemi sono stati risolti con un po' di tolleranza.

D’altro canto, la invito a respingere fermamente ogni possibile richiesta da parte delle autorità locali e cantonali che mirano a instaurare uno “stato di polizia” nella nostra regione, ad esempio delegando all'esercito compiti che spettano alla polizia cantonale e comunale. Chiasso è già sufficientemente percepita come una città inospitale, nessuno auspica pertanto che tale inospitalità venga ulteriormente accentuata da misure di polizia sproporzionate. 

* Verdi del Mendrisotto

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