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Cronaca
10.03.23 - 09:530

Succede in Trentino... "Suo figlio disabile disturba i clienti". La madre: "Trattato come un cane"

“L’albergatrice mi ha detto che una famiglia la sera precedente si era lamentata per la presenza di Tommaso e ci ha proposto di farci cenare in una sala separata”

SAN MARTINO DI CASTROZZA - Tommaso Pimpinelli ha 24 anni, è un disabile cognitivo, ma ama passeggiare nei boschi insieme ai genitori. Suo padre Remo e sua madre Cecilia Bonaccorsi l’hanno portato in vacanza nei giorni scorsi in Trentino, a San Martino di Castrozza. Ma dopo soli tre giorni hanno fatto le valige e sono tornati a  Roma.

Una mattina la direttrice dell’hotel Colbricon Beauty & Relax, 4 stelle, si è avvicinata alla madre di Tommaso e le ha detto: “Alcuni ospiti si sono lamentati di suo figlio a cena, vi va se vi sistemo in una saletta un po’ in disparte?”.

“Volevano sistemarci in una sala isolata, con i vetri oscurati da un mosaico. Di fronte a una richiesta del genere abbiamo deciso di andarcene, ma voglio anche far sapere cos’è successo – ha raccontato la donna al quotidiano Repubblica -. Ci metto la faccia perché nessuno subisca più un’umiliazione così”.

Cecilia Bonaccorsi, 67 anni, farmacista in pensione, è l’anima dell’associazione “Con i miei occhi”, che segue i disabili della vista affetti anche da altre invalidità. Lei e il marito, che fa l’ingegnere, hanno tre figli, e Tommaso, il terzogenito, è affetto dalla sindrome di Norrie, una grave patologia genetica: non vede e non parla. Ma prova emozioni.

“È un disabile grave ma noi l’abbiamo portato in tutto il mondo e nessuno ci ha mai riservato un simile trattamento - ha spiegato la donna -. L’albergatrice mi ha preso in disparte. Mi ha detto che una famiglia la sera precedente si era lamentata per la presenza di Tommaso. Anzi, ha detto proprio così: per la presenza di un disabile a tavola. Quindi ci ha proposto una saletta lontana, solo per noi. Mio figlio è stato trattato come un cane, siamo stati umiliati”.

Cecilia e Remo alla fine hanno deciso di andarsene senza attendere la fine della settimana. Una storia di ordinaria disumanità. La direttrice dell’hotel ha inviato alla coppia una mail di scuse: “Non ho usato le parole giuste, mi dispiace, sarà una grande lezione per me e per i miei collaboratori”, ha scritto in sostanza. Ma ormai era troppo tardi.

 

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