BELLINZONA - Luoghi dove i giovani si possano incontrare fisicamente, a livello regionale e locale, "nel rispetto di determinate norme sanitarie; ciò rinunciando a un’applicazione rigida e ferrea delle disposizioni in materia di assembramenti". È quello che ha chiesto il PLR in una lettera inviata al Consiglio di Stato. I liberali sono preoccupati per le ripercussioni del periodo pandemico sui più giovani.
"Il disagio giovanile – in tutte le sue forme – è uno dei segni più evidenti di come questa pandemia abbia infettato intere generazioni. Oltre ai percorsi scolastici e formativi, le opportunità di lavoro e d’apprendistato, anche il bisogno di relazioni interpersonali e di frequentazione dei propri coetanei è stato duramente colpito – acuendo la situazione di disagio", scrivono in una nota. Il PLR sottolinea come in Ticino, a differenza del nord delle Alpi, si è taciuto a lungo "sull’acuirsi di problemi che condizionano il benessere delle giovani generazioni. Per fortuna nelle ultime settimane il dibattito pubblico ha portato alla luce tutta una serie di ombre molto lunghe proiettate da confinamenti che hanno colpito duramente il benessere psicofisico, in particolare tra i 15 e i 25 anni e non solo".
A loro avviso, "la cronaca degli ultimi giorni ci dimostra come il bisogno di riappropriarsi della normalità sia istintivo e trasversale. Il raduno alla foce di Lugano, per esempio, è un segno che non possiamo leggere come una semplice sfida all’autorità, ma come l’espressione di un malessere comune che trova sfogo e conforto nell’aggregazione sociale. La presenza di pochi,
pochissimi facinorosi non può consentire a nessuno di liquidare questi fenomeni collettivi come illegali nel loro complesso, e quindi da reprimere o disperdere. Soluzioni ancor più incisive nelle libertà individuali – nonché nella normalità di qualsiasi giovane – sono evidentemente non solo inadeguate, ma anche controproducenti per l’escalation che innescano".
Da queste considerazioni, nasce la richiesta del PLRT al Consiglio di Stato di "consentire a livello locale e regionale degli spazi fisici di incontro in cui i giovani possano riunirsi senza correre il rischio dell’intervento delle forze dell’ordine per essere dispersi o allontanati – posto il rispetto delle distanze e della mascherina".
Alessandro Speziali, presidente, commenta: “Evidentemente in queste aree all’esterno potrebbero ritrovarsi più delle 15 persone consentite, ma con il rispetto di determinate regole di comportamento queste situazioni potrebbero essere tollerate dall’autorità pubblica, nell’interesse generale. Infatti, cambierebbe ben poco rispetto a qualsiasi piazza in una domenica soleggiata in riva al lago. La presenza minima, discreta e amichevole di figure come docenti, educatori sociali o agenti potrebbe contribuire al rispetto delle regole e al dialogo tra giovani, autorità e istituzioni in un momento di forte tensione sociale. Dopo quanto abbiamo visto alla foce di Lugano, ve la immaginate una fotografia di giovani che chiacchierano con
un agente seduto per terra con loro, con a qualche metro di distanza un docente che scherza con altri giovani che vedono nello Stato una figura di confronto – e non di scontro?”.