liberatv
Coronavirus
24.04.20 - 09:000
Aggiornamento: 09:30

L'opinione della psicologa sulla riapertura: "Risolve il problema dell'accudimento dei ragazzi? Solo per poche settimane..."

"Se da una parte è comprensibile la necessità di un ritorno alla routine e di avere delle certezze inoppugnabili, dall'altra dobbiamo fare attenzione a non sacrificare la salute e la sicurezza personale e comunitaria per queste necessità"

di Silvia Mariana De Marco*

Scuole aperte o chiuse? È questo l'argomento su cui nelle ultime settimane si sta combattendo un'accanita battaglia, specchio dell'incertezza che ha portato questo virus.

Personalmente ritengo che, essere pro-riapertura, sia un atteggiamento tanto ottimistico quanto estremamente incauto. Le statistiche a cui ci si sta affidando sono certe (la matematica non è un'opinione) ma non sono certezze assolute, e l'evoluzione di questo virus è tutt'ora in corso ergo quello che è certo oggi, potrebbe non esserlo già più domani.

Indubbiamente ci sono degli aspetti positivi a diversi livelli nella riapertura delle scuole: ritorno alla routine per bambini e famiglie, un aiuto nella gestione temporale dei bambini (i genitori che non hanno mai smesso di lavorare non hanno potuto far affidamento a baby sitter o a parenti come capitava prima) e il ritorno a una didattica maggiormente esperita e quindi più funzionale (sia ai bambini sia ai docenti).

Analizzando il primo punto (il ritorno alla routine), è indiscutibile che per i bambini sia benefico e rassicurante avere le giornate impostate secondo uno schema preciso e ripetitivo, schema che si è interrotto bruscamente e - soprattutto per i più piccoli - senza una ragione comprensibile. Nonostante ciò, attualmente i bambini e i ragazzi hanno appena cominciato ad abituarsi alla didattica a distanza: interrompere anche questa nuova routine, costata tempo e fatiche, potrebbe non essere così benefico per il loro apprendimento e per il loro equilibrio emotivo.

Riguardo invece alla didattica vis-à-vis possiamo dire che, essendo la tipologia di didattica con cui soprattutto i docenti hanno maggiore dimestichezza, è probabilmente più efficace per la maggior parte dei docenti stessi. Ma non vi è una correlazione diretta tra didattica in presenza e maggiore efficacia d'apprendimento, soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti (fine scuole elementari/scuole medie/liceo), che hanno maggiore dimestichezza degli adulti con i dispositivi mobili e internet.

Se da una parte è vero che non tutte le famiglie possono permettersi i dispositivi mobili richiesti (smartphone, tablet, computer), dall'altra è pur vero che alcune famiglie hanno investito economicamente e temporalmente in questo senso e sarebbe alquanto squalificante vanificare i loro sforzi. 

La gestione temporale dei bambini, soprattutto quelli più piccoli, è l'ultimo punto che vorrei analizzare. L'improvvisa situazione di reclusione ha costretto molti genitori lavoratori a doversi ingegnare per l'affidamento dei figli negli orari di lavoro, non potendo più affidarsi a parenti o a baby sitter; la riapertura delle scuole indubbiamente aiuterebbe questi genitori, seppure parzialmente.

Questo aiuto infatti durerebbe poche settimane, poiché ormai siamo a fine anno scolastico: una volta iniziati i mesi di vacanza estivi, questi genitori si ritroverebbero a dover gestire nuovamente il problema da soli, senza aiuti. Per poter aiutare veramente questi genitori, si dovrebbero trovare alternative migliori e più a lungo termine, e a mio parere sarebbe doveroso che venissero dallo Stato e/o dai vari luoghi di lavoro.

Questi aspetti positivi sono però sufficienti a supportare la riapertura delle scuole? Non solo la situazione tornerebbe allo stato attuale molto velocemente, ma oltretutto questa pandemia è ancora in evoluzione e la stessa comunità medico-scientifica fatica a fornire delle previsioni attendibili e certe.

Siamo disposti seriamente a prendere una scelta azzardata - che si ripercuote in maniera imprevedibile sulla salute fisica - sulla base di non-certezze? E di farlo sulla pelle dei bambini e dei ragazzi (ma non solo, la scuola è popolata anche dagli adulti)?

Se da una parte è comprensibile la necessità di un ritorno alla routine e di avere delle certezze inoppugnabili, dall'altra dobbiamo fare attenzione a non sacrificare la salute e la sicurezza personale e comunitaria per queste necessità. Prolungare ulteriormente questi nuovi comportamenti di prevenzione estrema mette senza dubbio alla prova l'integrità psicofisica e le risorse economiche di molti, ma riuscire a protrarli è espressione dell'assunzione di un atteggiamento di grande responsabilità.

Siamo noi adulti che dobbiamo essere responsabili anche e soprattutto per coloro che non possono esserlo per sé stessi, come i bambini. Se veniamo meno a questa responsabilità, abbiamo fallito come adulti e come uomini.

*psicologa

Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Potrebbe interessarti anche
Tags
ULTIME NOTIZIE Archivio
News e approfondimenti Ticino
© 2024 , All rights reserved

Stai guardando la versione del sito mobile su un computer fisso.
Per una migliore esperienza ti consigliamo di passare alla versione ottimizzata per desktop.

Vai alla versione Desktop
rimani sulla versione mobile