“I tagli, gli sgravi e la piazza” è il titolo di Matrioska in onda questa sera alle 19,30 su TeleTicino. Il dibattito viene anticipato a oggi, lunedì, in quanto la serata di domani sarà dedicata all’hockey.
Ospiti di Marco Bazzi, il presidente della Camera di commercio Andrea Gehri, il capogruppo della Lega Boris Bignasca, la deputata di Avanti Amalia Mirante, il sindacalista ed ex deputato del PS Raoul Ghisletta e i vicedirettori di Regione e Corriere, Andrea Manna e Gianni Righinetti.
I tagli sono quelli proposti dal Consiglio di Stato per contenere il deficit del preventivo 2024. Tagli ad ampio raggio che colpiscono funzionari pubblici, istituti sociali, beneficiari dei sussidi di cassa malati. Tagli che settimana scorsa hanno portato in piazza 5’000 persone. È giusto che, per far quadrare i conti il Governo chiami alla cassa anche i propri dipendenti?
“Riteniamo che a fronte di uno stipendio mediano dei docenti dei 110.000 franchi, un contributo del 2% non sia una tragedia. È legittimo manifestare, ma non ci fa né caldo né freddo”, ha detto ieri sera Bignasca alla Domenica del Corriere. Non è della stessa opinione Mirante che in un’intervista alla Regione ha affermato: “Non si fa quando tutto aumenta. Occorre cambiare mentalità!”. E non lo è, ovviamente, nemmeno Ghisletta.
Secondo Andrea Manna la manovra governativa di rientro che accompagna il Preventivo 2024 è stata “concepita con porte e finestre sbarrate per tenere a debita distanza la realtà di una società frastornata da rincari senza fine”. Mentre Gianni Righinetti è stato più tenero nel suo commento sul Corriere.
E anche la Camera di commercio è entrata nel dibattito politico. Il presidente, Andrea Gehri, nel suo appassionato discorso all’assemblea dei soci ha puntato l’indice contro “il particolare gusto Canton ticinese a creare ulteriori difficoltà a chi non viene visto come l’asse portante del paese, ma come un affarista senza scrupoli, avido, addirittura dannoso per la società”; contro “i superficiali e tendenziosi attori della vita pubblica che considerano il mercato come fonte di ogni ingiustizia, il profitto come furto, il capitale come concetto inconfessabile e l’imprenditore come uno sfruttatore privo di coscienza sociale”.
Il profitto, ha aggiunto, in Ticino “è condannato a prescindere come fosse un’appropriazione indebita dei ‘padroni’. Se però ogni discussione si limita all’ossessione dei presunti ‘regali ai ricchi, in una sorta di riflesso pavloviano ogni volta che si affronta il tema della fiscalità, siamo destinati a un nemmeno troppo lento e inesorabile declino”.
Insomma, di carne al fuoco ce n’è tanta!