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Politica e Potere
02.04.17 - 12:450
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:41

Primario frontaliere all'EOC: "Inaccettabile l'articolo di Liberatv. E sul confine c'è un clima irrespirabile a causa dell'azione politica di Lega e UDC"

Duro affondo da parte del giornalista Dario Campione del Corriere di Como: "Si può contestare un medico che non ha la laurea e si spaccia per tale o un medico che non azzecca una diagnosi. Oppure, un medico che dimostri, sul campo, di non saper fare il proprio mestiere e occupi una posizione che altri, migliori di lui, potrebbero giustamente pretendere. Il resto è retorica senza senso"

LUGANO - Inaccettabile l'articolo di Liberatv.  E sul confine c'è un clima irrespirabile a causa dell'azione politica di Lega e UDC.
 
È un duro affondo quello che arriva dalle colonne del Corriere di Como, dopo la pubblicazione da parte del nostro portale della notizia della presenza di un primario frontaliere all'interno dell'Ente Ospedaliero. A firmarlo il giornalista Dario Campione che, partendo dallo spunto del medico impiegato all'EOC, punta il dito contro quelli che a suo avviso sono i responsabili di questa tensione transfrontaliera. 
 
"Viviamo - scrive Campione - lungo la linea di frontiera. Che attraversiamo quasi senza accorgercene. Qualcuno, però, ce lo ricorda in ogni istante possibile. E tenta di trasformare quella linea in un muro. Se non di mattoni, almeno simbolico. Da anni una parte della politica ticinese ha scelto l’Italia e i frontalieri come propri avversari, costruendo il consenso elettorale su una vera e propria guerra di parole. Quando queste ultime non sono state più sufficienti, si è andati oltre. Così i frontalieri sono diventati «Ratt» sui manifesti e bersaglio preferito persino di alcuni membri del governo cantonale". 
 
"Il clima - prosegue il giornalista - si è purtroppo appesantito fino a diventare irrespirabile. E senza alcuna ragione. Perché l’economia delle zone di frontiera vive degli scambi – di uomini, di risorse, di culture – e al vociare di chi ha invocato barriere e protezionismi di ogni genere si è contrapposta una realtà diversa, fatta di lavoro, crescita economica, sviluppo. Da quando le destre ticinesi urlano a squarciagola contro i frontalieri, questi ultimi sono quasi raddoppiati. E nulla ha fatto nemmeno la Lega dei Ticinesi da quando (aprile 2011) detiene la maggioranza relativa in governo, se non obbligare i richiedenti del permesso di lavoro a farsi rilasciare in Tribunale la fedina penale". 
 
Quindi, l'attacco a Liberatv per la notizia del primario frontaliere: "Nei giorni scorsi, su un sito di informazione ticinese è apparso un articolo a dir poco incredibile. In cui si leggeva questo: «Ci pare francamente inaccettabile che un primario di un ospedale pubblico risieda in Italia e abbia lo statuto di frontaliere. E che quindi, al di là delle imposte alla fonte, in Ticino lasci poco o nulla di quel che guadagna (dalle tasse all’indotto, affitto, consumi, e via dicendo). È inaccettabile non che abbia la cittadinanza italiana, sia chiaro, ma che non viva nel Paese in cui lavora. Perché qui non stiamo parlando di un infermiere o di un capo-clinica. Ma di un primario, dunque di un medico che ricopre un ruolo di alta responsabilità e che per questo viene debitamente remunerato. Stiamo parlando, per di più, di un primario (anzi, di un pluri-primario) dell’Ente ospedaliero cantonale». L’unica cosa inaccettabile di questa vicenda è l’articolo che la racconta. Poiché non si tratta di una notizia né di un fatto rilevante. Si può contestare un medico che non ha la laurea e si spaccia per tale o un medico che non azzecca una diagnosi. Oppure, un medico che dimostri, sul campo, di non saper fare il proprio mestiere e occupi una posizione che altri, migliori di lui, potrebbero giustamente pretendere. Il resto è retorica senza senso". 
 
La conclusione è invece dedicata ai deputati Tiziano Galeazzi e Lara Filippini, che hanno interrogato il Governo sulla vicenda: "Siccome guadagna bene – è un primario, non un infermiere qualunque – questo medico italiano avrebbe il dovere di vivere in Ticino. Una tesi stupefacente. Che diventa articolo (e vorrebbe diventare notizia) con il solo obiettivo di fomentare reazioni a catena e alimentare il fuoco della polemica. Detto, fatto. Due deputati cantonali dell’Udc interrogano il Consiglio di Stato chiedendo se non sia necessario e giusto «pretendere» che il medico viva in Ticino. Beninteso: «non si vuol di certo mettere in dubbio le capacità professionali del medico in oggetto», scrivono i due deputati. Ma intanto lanciano un sasso. Sapendo che cosa andrà a colpire: l’immaginario di chi vede il confine come una barriera e non come un punto che unisce". 
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