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TiPress/Pablo Gianinazzi
Cronaca
28.05.24 - 17:360
Aggiornamento: 31.05.24 - 08:54

"Frociaggine nella Chiesa", Don Feliciani: "Se anche il Papa dice le parolacce..."

"Il fatto che non sia di madre lingua italiana può essere un’attenuante, ma l’incidente rimane. Ma si tratta proprio di un incidente di cui scandalizzarsi?"

di Gianfranco Feliciani*

Qualche giorno fa, durante l’incontro a porte chiuse tra papa Francesco e i vescovi italiani, si è discusso tra le varie cose su un argomento assai delicato: quello dei chierici omosessuali che si preparano a diventare preti. Papa Francesco, pur ribadendo la necessità di “accogliere tutti” – anche un omosessuale può essere ammesso al sacerdozio, se mostra, come pure un candidato eterosessuale, di compiere una scelta seria di castità – ha cercato di fare il punto alla situazione in modo colloquiale dicendo: “Nei seminari c’è già troppa frociaggine”.

Apriti cielo! La reazione delle associazioni per i diritti Lgbtq non si è fatta attendere. Qualcuno, non senza ragione, ha fatto notare che il papa non essendo di madre lingua italiana non era proprio cosciente della portata offensiva dell’affermazione. Il fatto della madre lingua può essere un’attenuante, ma l’incidente rimane. Ma si tratta proprio di un incidente di cui scandalizzarsi?

Comunque sia, non possiamo esprimere un’opinione sensata senza contestualizzare l’accaduto, soprattutto interrogandoci su quella ipocrisia del nostro tempo che si chiama “politically correct”. Che il papa assolutamente non ce l’abbia con gli omosessuali, tutti lo sanno benissimo! Se c’è un papa che da sempre ha avuto il coraggio di difendere e voler bene agli omosessuali, fino a prevedere per loro la Benedizione di Dio e della Chiesa, questo è Francesco.

Come si spiega allora questa esternazione sulla “frociaggine” nei seminari? Mi chiedo: e se invece, stigmatizzando una certa spiritualità risorgente, fatta di devozionalismo bigotto, avesse detto: “C’è troppo bigottismo e fanatismo nei seminari”, o se rivolgendosi a un’assemblea politica avesse detto: “Nella politica ci sono troppi furfanti e mafiosi”, forse che qualcuno si sarebbe offeso?

Il papa non ce l’ha certo con la spiritualità, semmai con la deviazione della spiritualità, come non c’è l’ha certo con la politica, semmai con la corruzione della politica. Così il papa non ce l’ha certo con i chierici dall’orientamento omosessuale, semmai con quei comportamenti di immaturità psicologica che contraddicono sia la scelta vocazionale, sia la serietà della stessa unione omosessuale.

Un esempio: quante persone gay mi hanno detto di disapprovare il “gay pride” ritenendolo una carnevalata. Possiamo loro dar torto accusandole di omofobia? Certo che no. Ma chi oggi ha il coraggio di sostenere questo? Si preferisce spesso l’atteggiamento ipocrita del “politicamente corretto”.

Tutti vogliamo essere difensori del rispetto per le persone, ma spesso si ha paura di dire la verità. Per quieto vivere si preferisce l’ipocrisia del “politicamente corretto” e parlare del male e della stupidità definendoli “diversamente morali” o “diversamente intelligenti”. Bisogna avere anche il coraggio di andare contro certe derive sociali che non osano dire che “il re è nudo”, che una escort è semplicemente una prostituta e che un cialtrone rimane tale anche se si affaccia con successo in televisione.

Papa Francesco non ama il “politicamente corretto”, e se a volte si esprime un po’ sopra le righe come l’altro giorno, nessuno dubita della sua volontà di raccogliere nella Chiesa di Gesù – come dice spesso – tutti, tutti, tutti!

*arciprete Chiasso

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