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Cronaca
13.01.24 - 08:580

"Negro, ti pesto": 13enne condannato per discriminazione razziale e minacce

Un ragazzino dlala pelle leggermente più scura di quella dei compagni era stato preso di mira in alcune chat. La madre non si è limitata a rivolgersi alle autorità scolastica ma ha denunciato alla Magistratura dei Minorenni

BELLINZONA - Insultato perchè di colore. Un atto già orrendo di per sè, ma che assume contorni ancor più spaventosi se a scrivere certe frasi, aggiungendo minacce, è un ragazzino pre adolescente. Alessandro è un ragazzino con la pelle leggermente più scura di quella dei compagni e per quello è stato preso di mira da alcuni compagni nella chat dedicata ai compiti.

La madre, una volta venuta a saperlo, non ha voluto tacere e ha denunciato quanto stava accadendo in direzione, al docente di classe e ai genitori dell’aggressore. Ma poi non si è fermata: quei messaggi facevano troppo male. "Sei un brutto negro. Sei uno scimmione africano", si leggeva: “Ti ammazzo, ti pesto a sangue, sei gay”. Insomma, un misto tra razzismo, omofobia, minacce, per cui secondo la donna l'autore poteva essere perseguito per discriminazione razziale e minaccia.

Una volta scoperto che la madre si era rivolta alle autorità scolastiche, i bulletti hanno continuato in una chat chiamata "Benvenuti nel gruppo dove si può essere razzisti senza avere paura della mamma di Ale". Ma i loro gesti non sono rimasti impuniti, perchè il principale responsabile è stato condannato dalla Magistratura dei minorenni a due giornate di lavori socialmente utili, sospese per un anno. Una pena lieve che però deve mandare un segnale importante.

La direzione della scuola ha deciso di dividere l'aggressore da Alessandro, spostando il primo in un'altra classe. Ora lui si dice dispiaciuto, termine che compare anche nelle carte della Magistratura, e ignora l'ex compagno. Alessandro è rimasto molto ferito da quanto successo, in particolare da una caricatura che rappresentava una donna africana con la scritta "la mamma di Ale". Trasferitosi da poco a Lugano dalla Svizzera Interna, si è sentito diverso. Adesso, spiega, "mi lasciano in pace".

Dopo che La Regione aveva raccontato la vicenda alcuni mesi fa, altri genitori si sono fatti avanti per denunciare episodi razzisti, sia nelle scuole che nelle campagne estive. 

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