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Cronaca
16.10.23 - 13:010

Israele-Palestina: il tifo insopportabile

Il nuovo bagno di sangue tra israeliani e palestinesi, è già divenuto un dibattito tra "curvaioli". Qualche fatto per provare a ragionare

di Andrea Leoni

La complessità del Mondo non si concilia con la semplificazione del tifo. La prima allena la mente, la seconda la pancia. Il ragionamento implica la conoscenza dei fatti e alimenta i dubbi. Chi tifa seleziona gli eventi per sostenere una tesi, che si fa fede, con lo scopo di sovrastare quella avversaria. Da un lato c’è silenzio, dall’altra c’è rumore. In questi giorni di angoscia e tumulti, la prima scompare e l’altra prevale.

Il nuovo bagno di sangue tra israeliani e palestinesi, è già divenuto un dibattito tra "curvaioli" in Occidente. Lo è anche nel nostro piccolo microcosmo. Lo si percepisce nelle piazze, nei discorsi tra i colleghi o nei bar, nelle chiacchiere in famiglia. C’è chi dice, con più o meno pudore, che gli ebrei se la sono cercata (e un pochino in fondo anche meritata) e dall’altra chi afferma che dopo quel che è accaduto il 7 ottobre, Hamas va distrutta a costo di spianare Gaza. Ci si rinfaccia la conta quotidiana dei morti. Si snocciolano le responsabilità storiche. “Ma quelle bestie hanno sparato sui ragazzi al rave e hanno sgozzato i bambini!”, “E Nethanyahu li incenerisce da anni i bambini palestinesi con le sue bombe!”. O di qua o di là, senza alcuna capacità di ascoltarsi e di mettersi nei panni altrui. E così il pensiero soffoca, muore.

Proviamo allora, con uno slancio utopico, a mettere in fila qualche fatto, con la speranza che il tarlo del dubbio si diffonda, almeno un pochino.

Israele è una democrazia, l’unica della regione, dove i diritti e i doveri dei propri cittadini sono tutelati da uno Stato di diritto che consente loro di eleggere, sostenere o contestare le autorità. Israele è una nazione che da anni occupa illegalmente territori altrui, che ha trasformato la Striscia di Gaza in una prigione a cielo aperto e che si è macchiata di crimini di guerra contro la popolazione palestinese. L’ultimo governo Netanyahu, per compiacere gli estremisti che si è portato appresso, ha rafforzato con l’esercito l’intollerabile politica delle colonie, a scapito della sicurezza stessa del Paese, come si è visto.

Hamas è un organizzazione politica e terroristica di stampo religioso, sunnita, che ha nei suoi statuti la distruzione di Israele. Ha potuto crescere e prosperare anche grazie allo Stato ebraico, che l’ha sfruttata per dividere il fronte palestinese e indebolire l’OLP, una banda di corrotti. Hamas comanda sui suoi territori con il tacco del padrone: chi non si adegua viene schiacciato. E, almeno in parte, utilizza le istallazioni civili a scopi militari e la popolazione come scudo umano: vigliacchi. Il capo dell’organizzazione vive a Doha, in Qatar, che oltre a finanziare, tra gli altri, la FIFA e il PSG, foraggia i terroristi palestinesi. Il grande protettore di Hamas è l’Iran, quella stessa teocrazia che ha ammazzato di botte Masha Amini perché portava il velo troppo allentando e che ha soffocato nel sangue le proteste che ne sono seguite. Proteste che si sono allargate anche all’Occidente grazie all’impegno di molte donne, alcune delle quali oggi parteggiano a favore della Palestina senza se e senza me. È bene che riflettano sul fatto che lo stato palestinese che sogna Hamas, probabilmente non si discosta molto da una teocrazia in stile iraniano. Iran vuol dire anche Russia. Le altre potenze regionali interessate sono l’Arabia Saudita - patria dell’Islam più radicale, regime odioso, recentemente ripulitosi con il calcio - e l’Egitto di Al Sisi: generale golpista e assassino ma che all’Occidente piace perché ha sterminato i Fratelli Musulmani, i nonni di Hamas e di molte altre organizzazioni terroristiche. Ci sarebbe poi l’altro “galantuomo” in Turchia, ma lasciamo perdere.

Occorre calarsi nella psicologia del popolo ebraico, per comprendere l’effetto devastante degli attacchi terroristici di alcuni giorni fa. Una vera e propria caccia all’ebreo - all’ebreo non all’israeliano - casa per casa, dichiarata, urlata, realizzata con crudeltà e metodi nazisti. E poi l’esibizione della barbarie sui social, gli ostaggi come trofei, i cadaveri spezzati, bruciati e oltraggiati di calci e di sputi. L’eco dell’Olocausto. I terroristi di Hamas non urlavano "Palestina libera" dopo gli attacchi ma "Allah Kkbar". Come puoi non reagire? Come puoi non difenderti? Come puoi esimerti dal colpire uno per uno i responsabili?

D’altro canto occorre fare lo stesso bagno psicologico nella mente e nel cuore del popolo palestinese. Ogni strage di civili provocata dalle bombe dell’esercito israeliano - e ce ne sono state anche in questi giorni - è benzina per la causa di Hamas. Più palestinesi moriranno, più l’organizzazione acquisterà forza e legittimità e più si rivolteranno contro i propri governi le opinioni pubbliche, finora sonnecchianti e distratte, di quei paesi arabi oggi non ostili a Israele, con il rischio concreto che il conflitto subisca un’escalation incontrollabile, con conseguenze in ogni parte del globo. È questa la trappola, il calcolo cinico ma astuto di Hamas, che tiene in scacco Israele. Ed è per questo motivo che occupare Gaza sarebbe solo la ripetizione di un tragico errore. E per farsene cosa una volta cessato il fuoco, sopra un cumulo di brandelli di carne, di macerie e di sopravvissuti palestinesi, privati di ogni cosa tranne che della sete di vendetta?

Una guerra non ha mai eradicato il terrorismo e meno che mai l’identità dei popoli. Israele potrà forse distruggere Hamas ma non la causa palestinese. Hamas, e chi la sostiene, potrà colpire duramente Israele, ma non il suo diritto ad esistere. E alla fine la ragione non potrà che condurre a quel miraggio che oggi sembra cancellato dall’orizzonte: due popoli, due Stati.

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