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TiPress/Francesca Agosta
Secondo Me
15.08.24 - 09:360
Aggiornamento: 18.08.24 - 09:19

Omar Pedrini trita gli spot di Pro Natura sulla biodiversità: "Uno schiaffo ai contadini"

"Sono però almeno utili nel rivelare l’ideologia dei suoi promotori: una semplificazione assurda e grottesca, che è però di riflesso un insulto a chi invece lavora quotidianamente con impegno"

di Omar Pedrini *

Per quante campagne politiche sul settore agricolo io abbia già visto e vissuto, l’attuale serie di spot di ProNatura a favore dell’iniziativa sulla biodiversità merita un posto di disonore. Per il contenuto - fuorviante! - e la forma -catastrofista! -.

Da dove arriva il nostro cibo, chiede lo spot, dalle mele al vino? Sembrerebbe logico e lapalissiano che provenga in primis dall’impegno quotidiano delle agricoltrici e degli agricoltori nel bilanciare produzione, qualità e rispetto dell’ambiente e del benessere animale, perché tra l’altro parassiti, funghi ed eventi meteorologici possono compromettere il lavoro di un anno e non solo. Però no, secondo lo spot è solo merito della biodiversità.

Si potrebbe ridere, amaramente, chiedendosi se oidio, coleottero giapponese, peronospora, marciume, cinipide del castagno e via dicendo vadano davvero ringraziati in quanto parte importante della biodiversità. Mal comune mezzo gaudio, si potrebbe dire, come nel caso del turismo: gli iniziativisti attribuiscono alla sola biodiversità gli introiti ed i posti di lavoro derivanti da esso. Tira più un coleottero che il Cervino, a quanto pare.

Ma stiamo scherzando?! Questa serie di spot è però almeno utile nel rivelare l’ideologia dei suoi promotori: una semplificazione assurda e grottesca, che è però di riflesso un insulto a chi invece lavora quotidianamente con impegno, passione e con mille difficoltà non solamente nel settore agricolo.

Invito a raccogliere l’unica parte sensata dello spot, ovvero l’attenzione all’origine svizzera degli alimenti: perché le nostre norme sono già molto più severe ed attente alla biodiversità di quelle dei nostri vicini e produrre meno, come chiede quest’ennesima iniziativa estrema, significa solo importare di più, favorendo anche il turismo degli acquisti. Spero che questo schiaffo morale alle famiglie contadine si riveli un boomerang e ritorni indietro a chi lo ha lanciato il prossimo 22 settembre. Votare NO significa (anche) rigettare un approccio ideologico ed estremo alla realtà estremamente difficile e complessa di chi ci dà da mangiare per almeno 3 volte al giorno, impegnandosi concretamente anche a favore della biodiversità. Quindi da contadino biologico sono il primo a favore della biodiversità, con convinzione e concretezza, ma sono contrario a iniziative estreme e dannose per tutti. Agricoltori e non, perché questa iniziativa limiterà notevolmente tutti noi e le nostre attività.

* presidente Unione Contadini Ticinesi

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