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Secondo Me
22.06.15 - 09:160
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:41

Crisi RSI, l'analisi di Sergio Savoia: "La CORSI è uno sgangherato carrozzone politico. E sul caso Würth Regazzi è andato lungo, anche se..."

SECONDO ME - Continua il dibattito dopo il voto popolare che in Ticino ha bocciato il nuovo canone. Il leader dei Verdi: "La doppia struttura professionale e politica (RSI e CORSI) va messa in discussione. Indecente l'ultima assemblea"

di Sergio Savoia*

Fabio Regazzi è sicuramente 'andato lungo' con i suoi commenti sull'assunzione dell'attrice Giorgia Würth come animatrice radiofonica.  Forse la logica dietro l'assunzione sarebbe comunque meritevole di approfondimento: la RSI pensa di far concorrenza a Pelli con questo tipo di 'centravanti'? Ma, detto ciò, mi preme allontanarmi un po’ dal tono 'soap' che ha preso la discussione sulla RSI per andare invece al nocciolo della questione. Perché, se Regazzi ha sbagliato i toni di alcune delle sue dichiarazioni, la RSI ha tutto l’interesse di ‘indignarsi’ sul caso specifico per non parlare del tema veramente scomodo: il risultato ticinese del referendum di domenica scorsa. Ora, come politico, persona che ha lavorato 17 anni per l’azienda, ed esperto di media credo che sia invece inevitabile che di quel risultato si parli. Rimanendo nel merito. 

Come mai la RSI - che assicura centinaia di posti di lavoro, anche di qualità, in Ticino - proprio qui ha ottenuto la ‘sfiducia’ del 'suo' popolo? Come mai l’azienda che ha una storia ormai quasi secolare di radicamento in questo paese non ha convinto i suoi più diretti utilizzatori? A noi politici un risultato negativo viene messo sempre in conto, si chiedono spiegazioni e si invocano dimissioni: i commentatori politici della RSI non mancano di fare la propria parte quando si tratta di dare addosso al "perdente" di turno. 

Io non invoco dimissioni, ma come persona che paga il canone, e come rappresentate di un paio di decine di migliaia di cittadini di questo cantone, mi aspetto autocritica, discussione, apertura, visto che questa volta è la RSI ad aver "perso le elezioni". È ora che la RSI si metta in discussione con serenità e modestia; è tempo che scenda dai suoi molti piedistalli e accetti di discutere con il suo popolo. Lo deve fare proprio in virtù del suo ruolo di "principale ente culturale del paese", di cui a Besso e Comano vanno giustamente fieri. Lo deve fare perché sono soldi pubblici quelli che usa, spende e, in qualche caso, spreca. Secondo aspetto fondamentale: è ora che in tutta la SSR si metta seriamente in discussione la doppia struttura professionale e politica (per intenderci RSI e CORSI nel nostro caso). 

La CORSI è uno sgangherato carrozzone politico dove vecchie glorie parcheggiate dai partiti danno un indegno spettacolo di lottizzazione ad ogni buona occasione, senza avere alcuna particolare competenza per farlo. Questa specie di programma occupazionale per politici smobilitati o giovani caudillos rampanti da tener buoni con una cadrega qualsiasi è avvilente in primis per i molti validi dipendenti della RSI che non hanno alcun bisogno di tutela politica. L'ultima assemblea CORSI è stata l'ennesima indecenza, l'ennesimo mercato delle vacche. Quanti voti sono stati persi dalla RSI quel sabato mattina e tutti i sabati mattina che l'hanno preceduto! Cominciamo da lì, dal viluppo di clientelismo e lottizzazione partitica della CORSI per spiegare il senso di alienazione che troppi ticinesi provano verso la RSI. Non uso il termine 'alienazione' alla leggera. 

Una volta l'arrivo di una auto della RSI con le insegne veniva accolto dalla popolazione con eccitazione e affetto. Oggi non è proprio più così, purtroppo. Ci si deve chiedere perché l'immagine della azienda sia così deteriorata. E la spiegazione non può essere, consolatoriamente, che i tempi sono cambiati o che è colpa della campagna 'contro' della Lega. Quel 52% di NO raggranellato il 14 giugno conta, eccome, e non lo si può "mettere via senza il prete" nascondendosi dietro l'indignazione per qualche frase mal riuscita di questo o quel politico. 

Sono sicuro che Maurizio Canetta, da esperto comunicatore qual è, saprà capire una cosa che anch’io ho capito a mie spese: la leadership è necessaria proprio quando è scomoda. 

PS: io ho votato sì domenica scorsa. 

*coordinatore Verdi

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