PARIGI - La cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi, è solo lo spunto. Il punto di partenza per una riflessione dura, quasi un’invettiva, contro quella che definisce una nuova religione: il culto dell’inclusione. A firmarla, sul Corriere della Sera, la scrittrice Susanna Tamaro.
“Dato che ero fuori a cena - premette l’autrice di Va dove ti porta il cuore - mi sono collegata tardi e la prima immagine che ho visto è stata quella di un uomo barbuto fasciato in una guepière sadomaso che avanzava su una passerella seguito via via da altri artisti fluidi che si dimenavano sopra l’effige luminosa della Comunità Europea. Ai lati, altri figuranti assistevano a queste danze tribali, tra i quali spiccava una donna oversize vestita di blu con una raggera in testa che la faceva somigliare a una gru coronata. Mi sono chiesta che cosa c’entrasse tutto questo con lo spirito olimpico (…). L’ideatore della cerimonia si è subito premurato a spiegare che il suo aveva voluto essere un omaggio a un banchetto pagano degli dei dell’Olimpo stimolato da un quadro fiammingo del 1600, a sua volta ispirato dal Cenacolo leonardesco. Ora, a parte il fatto che una rappresentazione degli dei dell’Olimpo mi sarebbe sembrata più consona alle Olimpiadi di Atene, rimane la constatazione che sulla testa della signora oversize a centrotavola ci fosse un’aureola dorata, aureola che rievoca inevitabilmente la luce che irradia dagli ostensori eucaristici”.
Quindi la scrittrice arriva al punto: “Bastano i buoni sentimenti - l’inclusione, la tolleranza, la benevolenza appunto - ma i buoni sentimenti senza una radice profonda nel bene sono una realtà evanescente. In questi anni abbiamo assistito alla loro trasformazione da innocue esortazioni da vecchia maestra - siate buoni - all’esercizio di una tirannia coercitiva sempre più incalzante. E l’abominevole parto del linguaggio politicamente corretto è un frutto di questa trasformazione. Dobbiamo essere tolleranti, dobbiamo essere inclusivi, dobbiamo adeguarci alla fluidità per non essere estromessi dal consesso della nuova civiltà. Con la scomparsa del bene e del male, è stato celebrato il funerale dell’etica. Non dobbiamo più caricarci sulle spalle il pesante fardello del libero arbitrio e della coscienza, ma farci soltanto trascinare da questa informe marea pagana”.
“Altro che laicità - affonda Susanna Tamaro - L’inclusione è in tutto e per tutto una nuova religione, con i suoi riti, i suoi diktat e le sue squadre di sacerdoti moralisti in grado di colpire e distruggere tutti coloro che non si adeguano. Siamo in molti ormai ad essere esasperati da questo nuovo culto. Culto imposto dal mondo anglosassone e totalmente estraneo alla nostra civiltà mediterranea, nel quale non ci riconosciamo, al quale non vogliamo prostrarci e del quale siamo in grado di vedere i danni prodotti sui bambini e sui giovani, convinti ormai che la loro identità di esseri umani non sia determinata dal dialogo costante tra la mente e il cuore, ma da quello che hanno, che non hanno o che vorrebbero avere tra le gambe”.
“L’asticella - conclude la scrittrice - sale di anno in anno e questo dovrebbe allarmare tutte le persone davvero laiche, altrimenti prestissimo arriverà un giorno in cui mi sveglierò convinta di essere un pastore tedesco - ho sempre sognato di essere Rin Tin Tin - e pretenderò che questo venga trascritto sui documenti. E quando, con questi, mi presenterò alle mostre canine e non mi faranno partecipare, griderò all’esclusione. Chi può negarmi il diritto di essere cane? La realtà c’est moi”.