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Cronaca
30.04.19 - 16:390
Aggiornamento: 16:57

L'analisi sul ritorno del 'Califfo'. Al Baghdadi si presenta col Kalashnikov, come Bin Laden: da predicatore a capo militare

L’uomo più ricercato del mondo Abu Bakr al Baghdadi, capo dello Stato islamico è riapparso ieri in un video diffuso da Al Furqan, agenzia stampa dell’Isis, dopo una lunghissima assenza

di Stefano Piazza

 

L’uomo più ricercato del mondo Abu Bakr al Baghdadi, capo dello Stato islamico è riapparso ieri in un video diffuso da Al Furqan, agenzia stampa dell’Isis, dopo una lunghissima assenza. Il mondo apprese della sua esistenza il 5 luglio del 2014 quando venne mostrato un video registrato nella moschea di Al-Nouri (poi distrutta) nella città irachena di Mosul, durante la preghiera del venerdì.

 

Cosi’ nacque “al-Dawla al-Islāmiyya”, “lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante”, meglio conosciuto come Isis, del quale al-Baghdadi, si autoproclamò “califfo di tutti i credenti”. In questi cinque anni l’oscuro imam iracheno, al secolo Ibrāhīm Awed Ibrāhīm ʿAlī al-Badrī al-Sāmarrāʾī, ha vissuto la nascita, i successi militari (dovuti all’incredulità e al lassismo occidentale), la recrudescenza del terrorismo islamico in Europa, e la successiva disintegrazione territoriale. Abu Bakr al Baghdadi in questi anni, ha dimostrato di non avere nozioni di strategia militare, visti i colossali errori sul campo, ma di sicuro conosce perfettamente il mondo dei media sui quali far rimbalzare la sua propaganda quando e come vuole. Infatti da ieri, il video sta ottenendo milioni di visualizzazioni e di condivisioni.

 

Ma dov’è il Califfo?

 

Potendo contare sull’omertà di una larghissima parte della popolazione che ancora lo sostiene, Abu Bakr al Baghdadi si troverebbe da qualche tempo nella provincia dell’Anbar (Iraq), anche se si sono diffuse delle voci che sarebbe nascosto nella zona petrolifera irachena di Kirkuk. Secondo alcuni media dell’area, Al Baghdadi farebbe la spola tra l’Iraq e le provincie siriane di Homs e Deir Ezzor. In ogni caso cambia di continuo nascondiglio anche per evitare che qualcuno lo venda alla coalizione anti-Isis o ai russi, visto che la taglia di 25 milioni di dollari fa gola a molti. Non usa telefoni cellulari né tantomeno internet per trasmettere i suoi ordini perché si affida al passaparola o a dei biglietti scritti a mano. I tentativi di far circolare falsi biglietti a sua firma, sono finiti miseramente.

Il Video

 

Nel video di 18 minuti intitolato "Per l'ospitalità dell'emiro dei fedeli", Al Baghadi appare visibilmente ingrassato ma in buone condizioni di salute contrariamente a quanto sostenuto da molti frettolosi analisti. È seduto a gambe incrociate su dei cuscini mentre parla con tre uomini dal volto coperto in una stanza spoglia. L’ambiente non dà riferimenti su dove e quando il video sia stato girato ma è probabile che sia stato realizzato in momenti diversi e assemblato in seguito.

 

Il tono della voce è come sempre molto calmo, al Baghdadi parla in arabo classico con un marcato accento iracheno e ha tra le mani dei documenti sulle diverse le province del Califfato (wilayat). Al polso niente Rolex, il colorito è molto pallido, segno di scarsa vita all’aria aperta, e ha una lunga barba incolta tinta con l’henné, come indica la rigida dottrina salafita. Sopra la pesante tunica (probabilmente si trova in una fredda zona montagnosa), indossa un giubbotto senza maniche molto simile a quello indossato da Abu Musab al Zarkawi e da Osama Bin Laden.

Altra similitudine certamente voluta ai fini della propaganda è la presenza di un Kalashnikov (nella versione corta), accanto al leader dell’Isis cosi come fatto in passato dalle altre icone jihadiste. La volontà è quella di presentarsi non solo come un pio religioso come fece nel 2014 ma anche come un capo militare.

Per continuare ad esercitare la sua leadership, messa talvolta in discussione Abu Bakr al Baghdadi, ha optato per un deciso cambio di passo nella gestione della sua immagine. Da imam investito del ruolo di Califfo e capo jihadista.

I contenuti

 

Sicuramente il video è stato girato nell’ultimo mese visto che parla delle dimissioni di Omar al Bashir in Sudan e quelle di Bouteflika in Algeria e della strage di Christchurch in Nuova Zelanda. Interessante è il fatto che quando accenna alle stragi di Pasqua, al Baghdadi non appare facendo intendere che il commento audio sia stato fatto in fase di montaggio. Con i tre emiri parla di “guerra ai crociati” e, come detto, anche di temi di stretta attualità, come la battaglia finale a Baghuz (fine marzo) e gli attentati di Pasqua nello Sri Lanka, giurando vendetta per i jihadisti uccisi o arrestati.

 

Al Baghadi parla di “92 operazioni già condotte in 8 Paesi come rappresaglia per i nostri fratelli” e si rallegra per gli attacchi “contro le forze francesi e i loro alleati” in Burkina Faso e Mali. Ci vorrà sicuramente del tempo per comprendere le motivazioni che hanno spinto il leader dell’Isis a riapparire in video, ma di certo ci sono alcuni dati sui quali ragionare, ovvero: Abu Bakr Al Baghdadi è vivo e in buona salute e nonostante la taglia da 25 milioni di dollari fino ad oggi nessuno lo ha tradito ed è un segno che la sua leadership è ancora forte e incontrastata, nonostante Al Qaeda.

Altro dato certo è che il califfo dell’Isis  ha mantenuto la capacità immutata di sparire e riapparire nei momenti a lui favorevoli inneggiando alla scontro di civiltà del “noi contro loro” tanto caro ai jihadisti. Nulla di quanto fanno leader come lo stesso Al Baghdadi o Ayman Al Azawahiri di Al Qaeda è lasciato al caso: tutto è pensato e meditato a lungo affinché la propaganda jihadista si estenda ovunque.

 

In questo senso, la spaventosa penetrazione jihadista in Africa e nel Sub continente indiano sono la prova che i semi del male hanno attecchito e oggi minacciano la sicurezza di intere aree dove la popolazione musulmana è enorme, come l’Indonesia, che conta più di 200 milioni di fedeli all’islam. Quello del ‘Califfo’ è un linguaggio che infonde ottimismo anche negli islamisti europei, che attendevano da tempo un segnale per continuare nella loro lotta sperando di non dover ricominciare a pulire il sangue per le strade.

 

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