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Foto: TiPress/Gabriele Putzu
Cronaca
27.10.17 - 16:260
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:41

Dopo il funerale, moglie e figlie del rifugiato ucciso a Brissago hanno chiesto asilo politico. A Basilea. Mentre il fratello è scomparso. L'ambasciatore in Sri Lanka: "Eravamo consapevoli del rischio, ma i motivi umanitari hanno prevalso". Il ministro Go

Il ministro Gobbi ci ha confermato il fatto: “Con rammarico ho appreso di esser stato fin troppo facile profeta, in quanto avevo ammonito l’ambasciatore svizzero in Sri Lanka sul fatto che i congiunti della vittima di Brissago avrebbero potuto chiedere asilo in Svizzera. Purtroppo, la Confederazione ha favorito con il suo agire con leggerezza l’illegalità"

di Marco Bazzi

Si poteva immaginare che sarebbe finita così. E il ministro delle Istituzioni, Norman Gobbi, lo aveva puntualmente immaginato. Segnalando anche il rischio che accadesse.

La conferma è giunta ieri, giovedì, dall’Ambasciata svizzera in Sri Lanka: i famigliari del 38enne ucciso da un agente di polizia a Brissago, la moglie e le due figlie, giunte in Ticino per partecipare al funerale, hanno chiesto asilo politico in Svizzera. A Basilea, per la precisione. Non solo: il fratello della vittima, che faceva parte della comitiva, ha fatto perdere le sue tracce.

Lo ha fatto sapere via mail, con un certo rammarico, l’ambasciatore, Heinz Walker-Nederkoorn.

Vi raccontiamo questa storia, come vi abbiamo raccontato il cordoglio e il lutto vissuti dai famigliari della vittima durante il funerale, svoltosi venerdì scorso a Bellinzona. Lo precisiamo per evitare che questa notizia riaccenda le braci di intolleranza che si sono manifestate sui social dopo che abbiamo ripreso l’articolo del Caffe dedicato, appunto, alle esequie.

“Purtroppo – ha scritto il diplomatico alle autorità ticinesi - vi devo informare che martedì 24 ottobre la famiglia del richiedente d’asilo srilankese morto a Brissago non ha preso il volo di ritorno per Colombo. Da lunedì sera l’Ambasciata e le persone che si sono occupate della famiglia durante il loro soggiorno in Ticino non sono state in contatto con la stessa. La cerimonia funebre, la cremazione e un incontro con il procuratore responsabile del caso, Moreno Capella, hanno avuto luogo come previsto. Nel frattempo la moglie e le due figlie del defunto hanno inoltrato una domanda di asilo presso il centro di registrazione e procedura a Basilea, mentre non si sa dove si trovi il fratello”.

L’Ambasciata e la segretaria di Stato della migrazione, ha aggiunto l’ambasciatore, “erano consapevoli del rischio migratorio che si sarebbe potuto presentare in seguito all’entrata in Svizzera dei familiari. Nonostante ciò, quando si è trattato di prendere una decisione, i motivi umanitari hanno prevalso. Abbiamo fatto tutto il possibile per ridurre il rischio migratorio dando un visto d’entrata con durata limitata al minimo necessario e organizzando l’accoglienza della famiglia durante il soggiorno in Svizzera, così come un avvocato che si occupasse del loro caso”.

Ma poi… Poi, ha spiegato lo stesso ambasciatore, “un tale Anthony Joseph, membro dei testimoni di Geova e attivista dei diritti umani, si è presentato dalla famiglia a Lugano domenica 22 ottobre, assieme a un signore proveniente dal Canton Grigioni chiamato Eric ed un avvocato luganese di nome Yasar Ravi, ed è riuscito a convincere la famiglia a cambiare avvocato. In seguito all’incontro dei familiari con il procuratore Moreno Capella lunedì sera, l’avvocato Ravi li ha accompagnati dalla famiglia che li aveva accolti a Lugano. Più tardi, sempre lunedì sera, sembra che Anthony Joseph sia passato a prendere la famiglia del defunto per portarli a Basilea. La famiglia d’accoglienza ha fatto il possibile per impedire questa trasferta, senza però riuscirci”.

Il ministro Gobbi ci ha confermato il fatto, rilasciandoci anche una dichiarazione sul caso: “Con rammarico ho appreso di esser stato fin troppo facile profeta, in quanto - appena ricevuta informazione della decisione presa unilateralmente dalle autorità federali - avevo ammonito l’ambasciatore svizzero in Sri Lanka sul fatto che i congiunti della vittima di Brissago avrebbero potuto chiedere asilo in Svizzera, chiedendo nel contempo come si sarebbero posti i funzionari federali di fronte a questa evenienza. Purtroppo, la Confederazione ha favorito con il suo agire con leggerezza l’illegalità: tre delle quattro persone si trovano tutt’ora in Svizzera, mentre si sono perse le tracce della quarta. Questo è inaccettabile e mi fa infuriare. In particolare, per il pericolo cagionato anche ai coinvolti direttamente (agenti e richiedenti l’asilo che hanno chiesto l’intervento della polizia a Brissago). Chiederò risposta ai Consiglieri federali coinvolti”.





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