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01.07.20 - 16:220

Le richieste del Collegio dei docenti del Liceo di Lugano 1: sei punti chiave per rilanciare la scuola post Covid

Rosario Talarico: "Non si scarichino sui docenti e su nessun altro dipendente statale gli inevitabili ammanchi nelle casse cantonali"

* Di Rosario Talarico

Per tre mesi la scuola ha dovuto affrontare una situazione inedita particolarmente difficile: ci si è proposti di garantire continuità all’attività d’insegnamento nonostante la repentina chiusura delle sedi scolastiche imposta dalla crisi pandemica. Si è trattato di un obiettivo ambizioso, non affatto scontato, che oggi possiamo considerare raggiunto in misura tutto sommato soddisfacente.

A questo risultato hanno contribuito tutte le componenti della scuola (a partire dagli insegnanti, dagli studenti e dalle loro famiglie), ma è fuor di dubbio che decisivo è stato lo sforzo messo in campo dalle autorità scolastiche e dagli organi di direzione delle scuole. Se da un lato ci pare quindi doveroso riconoscere e apprezzare l’enorme mole di lavoro che chi dirige la scuola ha dovuto compiere in queste settimane, dall’altro non ci possiamo esimere dal sollevare pubblicamente – così come già fatto dai colleghi del Liceo di Bellinzona – alcune preoccupazioni riguardanti le modalità con le quali i vertici dipartimentali hanno gestito la comunicazione e il confronto con il corpo docenti. Misure importanti – sia di carattere politico-organizzativo che pedagogico-didattico – sono state adottate nel settore medio superiore senza un adeguato coinvolgimento degli insegnanti. Le scelte riguardanti l’impostazione dell’insegnamento a distanza, la valutazione, gli esami di maturità, le forme del rientro a scuola dopo dopo l’8 giugno, sono state tutte adottate senza mai aver prima sondato le opinioni di coloro che avrebbero dovuto poi applicare le decisioni. È pur vero che, in riferimento al periodo che abbiamo alle spalle, questa scelta è almeno in parte spiegabile facendo capo al carattere emergenziale della situazione nella quale siamo stati costretti a operare; non ci pare dunque opportuno alimentare ulteriormente la polemica su ciò che è avvenuto nel recente passato. Ci pare più utile guardare al futuro: è pertanto fondamentale che, in vista del rientro a settembre e della necessità di predisporre scenari differenziati in funzione dell’evolversi della situazione epidemiologica, si superi il regime di eccezionalità nella gestione delle misure da adottare. Su questo aspetto particolare, e in generale in merito alla crisi scatenata dal Covid 19, chiediamo che:

1. Anche nel caso di una chiusura (totale o parziale) delle scuole, le autorità prevedano dispositivi di consultazione e coinvolgimento degli insegnanti che non si limitino alla valorizzazione, pur indispensabile, delle associazioni sindacali e magistrali e dei gruppi di materia (questi ultimi per loro natura hanno una visione parziale delle questioni di politica scolastica); si torni ad assegnare ai collegi dei docenti il ruolo dato loro dalla Legge della scuola, quale principale sede di confronto tra insegnanti sugli aspetti pedagogicididattici del funzionamento dei propri istituti e sulle scelte più generali di politiche scolastica.

2. Le modalità e il senso didattico dell’adozione degli strumenti utili a realizzare l’insegnamento a distanza tengano sì in debito conto le indicazioni degli esperti informatici e del CERDD, ma vengano infine definiti soprattutto sulla base delle esigenze espresse dagli insegnanti, nel rispetto dell’autonomia didattica di ognuno di essi.

3. Si avvii una seria ma rapida riflessione sulle misure indispensabili per alleviare le pesanti implicazioni che la scuola a distanza, e ancor più il modello misto (in presenza e a distanza), hanno sulla salute e sugli oneri lavorativi degli insegnanti, così come sugli aspetti problematici della conciliazione fra professione e sfera familiare. Su questo punto non possiamo che sottoscrivere quanto sostenuto dal collegio del Liceo di Bellinzona il quale, riprendendo le richieste delle associazioni sindacali e magistrali cantonali e nazionali, scrive: “si conferma come sia necessario considerare che il lavoro in remoto debba essere accompagnato da adeguate misure di sgravio e dalla messa a disposizione in sede di spazi e mezzi che consentano di evitare i problemi legati alla progressiva erosione della sfera privata del docente”.

4. Si incoraggi anche in futuro l’autonomia di sede, così che i collegi docenti possano far tesoro delle esperienze raccolte con le classi in relazione a come gli allievi hanno vissuto e forse vivranno ancora la scuola a distanza o mista, in termini di situazioni familiari o personali, di dotazione tecnico-digitale, di motivazione e di carico di lavoro.

5. Si permetta ai docenti che lo desiderassero di computare da 1 a 3 giorni di formazione continua nel quadriennio 2019-‘23 in relazione alla necessità d’uso delle piattaforme informatiche, così come richiesto dai sindacati OCST e VPOD.

6. Non si scarichino sui docenti e su nessun altro dipendente statale gli inevitabili ammanchi nelle casse cantonali derivanti della serrata, tramite riduzioni salariali e/o peggioramenti contrattuali: non solo essi sono assolutamente incolpevoli, ma hanno già contribuito massicciamente, ben più del comune cittadino, a risanare i conti del nostro cantone.

La risoluzione è stata approvata con 86 voti favorevoli, 7 contrari e 14 astensioni

*presidente del Collegio del Liceo cantonale di Lugano 1

 

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