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19.01.22 - 12:010

Economia svizzera nel 2022: ripresa robusta, ma fondamenta friabili. E ogni ondata dovrebbe avere ripercussioni minori di quella precedente

Nel 2022 gli economisti di Raiffeisen prevedono una crescita del PIL del 2.5%. Tra l'altro grazie al franco forte, con l'1.5% di media annua l'inflazione in Svizzera è relativamente bassa. Le prospettive di crescita sono intatte

SAN GALLO - Nel 2022 la crescita dell'economia svizzera non dovrebbe essere forte quanto nell'anno precedente, ma con un aumento del PIL del 2.5% dovrebbe di nuovo essere superiore alla media. Una volta placatasi l'attuale ondata della variante Omicron, gli economisti di Raiffeisen individuano ulteriore potenziale di ripresa soprattutto nei settori dei servizi che prevedono vicinanza alle persone, fortemente penalizzati durante l'intera pandemia. L'inflazione in Svizzera rimane contenuta, anche grazie a un franco svizzero sempre tendenzialmente forte. 

A differenza degli USA, ed eventualmente anche dell'Eurozona, nel 2022 in Svizzera non dovrebbe ancora essere avviato un primo aumento dei tassi. Martin Neff, economista capo di Raiffeisen, prevede che quest'anno l'economia svizzera tornerà sulla via della crescita su cui era prima della pandemia. Le misure di contenimento e gli scossoni del commercio mondiale hanno messo in ginocchio la congiuntura solo per breve tempo e, ondata dopo ondata, in misura sempre meno accentuata. Ciò dovrebbe valere anche per la variante Omicron. 

Anche nel caso di un aumento esponenziale delle infezioni e un numero di casi di quarantena senza precedenti, Raiffeisen prevede che la perdita di lavoro massima, limitata a un periodo molto breve, nel peggiore dei casi equivarrà a un ridotto 0.3% del PIL annuale. "È certo più di quanto registrato nel punto più basso del lockdown a marzo 2021, che è però durato molto più a lungo delle settimane di picco prevedibili ora», afferma Martin Neff. Sono senza dubbio buone notizie anche per le PMI, duramente colpite dal lockdown dell'anno scorso.

Economia di nuovo in fase matura

Dopo un inizio d'anno stentato, l'economia svizzera tornerà, nel corso dell'anno, sul percorso di crescita potenziale. In Svizzera il contraccolpo da coronavirus è stato assorbito in modo sorprendentemente rapido. Le ampie misure di sostegno statali, tra cui soprattutto l'indennità per lavoro ridotto, i crediti COVID-19 e gli aiuti per casi di rigore, hanno evitato un'ondata di fallimenti e una massiccia perdita di posti di lavoro. Il tasso di disoccupazione è intanto quasi tornato al livello precrisi. Pertanto, secondo la valutazione degli economisti di Raiffeisen, l'economia svizzera, indipendentemente dalla pandemia non ancora terminata, si trova già nuovamente in una fase matura.  

Ciò vale a maggior ragione per gli USA e un po' più tardi anche per l'Eurozona. La robusta congiuntura - insieme ai grandi progressi sui mercati del lavoro - secondo la valutazione degli economisti di Raiffeisen dovrebbe mantenere la pressione sui prezzi più elevata rispetto a prima della crisi, anche dopo il venir meno delle enormi distorsioni sul fronte della domanda e dell'offerta dovute al coronavirus. A breve termine, le assai persistenti difficoltà di fornitura non segnalano comunque alcuna distensione dei prezzi degna di nota. Gli economisti di Raiffeisen Svizzera prevedono quindi per la Svizzera anche nel 2022 un'inflazione di nuovo nettamente superiore dell'1.5 per cento – il che rappresenta però sempre, nel confronto internazionale, un livello estremamente contenuto. 

È imminente una prima fase di aumento dei tassi?

"In considerazione del maggiore livello dell'inflazione, le banche centrali non possono più mantenere la loro politica monetaria ultraespansiva. Negli USA i tassi dovrebbero quindi essere aumentati tre volte nel corso dell'anno; in tal modo non verrebbe tuttavia avviata che una piccola normalizzazione dei tassi", come sottolinea l'economista capo di Raiffeisen. Le condizioni per l'inizio di una normalizzazione dei tassi dovrebbero allora essere soddisfatte, in tempi prevedibili, persino per la Banca centrale europea (BCE). Anche se la BCE attualmente non mostra alcuna intenzione di mettere fine all'allentamento quantitativo, l'economista capo di Raiffeisen Svizzera ritiene possibile che a inizio 2023 anche in Europa possa essere avviata una prima fase di aumenti dei tassi. "In tal modo aumenterebbe anche il margine di manovra della BNS per avviare perlomeno un abbandono dei tassi negativi. Ciò dovrebbe però di certo avvenire solo nel 2023", sottolinea Martin Neff.

In generale, le prospettive di un'ulteriore ripresa dell'economia svizzera nel 2022 sono intatte, l'incertezza della previsione permane tuttavia grande. Oltre al coronavirus, anche la complessa situazione geopolitica costituisce un fattore imprevedibile, per cui sono del tutto immaginabili anche altri scenari. Ma la «prodigiosa guarigione» è ritenuta dagli economisti che collaborano con Martin Neff tanto improbabile quanto un nuovo crollo simile a quello di marzo 2020. 

 

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