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22.08.18 - 14:310
Aggiornamento: 23.08.18 - 17:43

Capitale o rendita? Una decisione con conseguenze significative per il reddito nella terza età

Credit Suisse pubblica uno studio sulla previdenza professionale in Svizzera. Una fotografia dettagliata e davvero interessante

ZURIGO - I futuri beneficiari di rendita devono attendersi minori prestazioni di vecchiaia dalla previdenza professionale. È anche per tale ragione che la questione della forma di prelievo dell’avere di vecchiaia, ovvero il fatto che si scelga una liquidazione in capitale o una rendita, acquista una rilevanza sempre maggiore. Lo studio di Credit Suisse pubblicato oggi illustra le singole opzioni a disposizione degli assicurati in considerazione dell’aliquota di conversione, del contesto dei rendimenti, dell’aspettativa di vita e dell’onere fiscale. La decisione irrevocabile tra capitale e rendita può avere effetti rilevanti sul reddito disponibile durante la vecchiaia, in dipendenza del luogo di residenza e della situazione fiscale.

Un’ampia riforma del sistema previdenziale tarda ad arrivare. Per questo motivo, le casse pensione hanno cominciato a sfruttare il margine di manovra esistente nel regime sovraobbligatorio per far fronte, per quanto possibile, alla nuova realtà caratterizzata da tassi bassi e da un progressivo invecchiamento demografico. Di conseguenza, le aliquote di conversione e i tassi d’interesse tecnici sono stati ridotti. Inoltre le casse pensione trasferiscono in misura sempre maggiore i rischi d’investimento e di longevità sugli assicurati, obbligandoli a percepire l’avere di vecchiaia almeno in parte sotto forma di capitale. Alcune casse pensione prevedono che l’avere di vecchiaia risparmiato per alcune componenti salariali di importo più elevato possa essere versato alla data del pensionamento esclusivamente come capitale.

I piani di previdenza «1e» offrono alle casse pensione nuove opportunità per ridurre i rischi d’investimento e di longevità. Per le imprese ciò si traduce nella possibilità di alleggerire il bilancio degli obblighi pensionistici a lungo termine. Con questi piani, disponibili per le quote di salario superiori a CHF 126 900, gli assicurati hanno la possibilità di scegliere la propria strategia d’investimento e non devono mettere in conto alcuna redistribuzione – contraria al sistema – tra assicurati attivi e beneficiari di rendita. In questo modo gli assicurati possono beneficiare di opportunità di rendimento potenzialmente più elevate. A differenza di quanto accade con altre soluzioni di previdenza, nei piani 1e l’assicurato sopporta interamente in prima persona il rischio d’investimento e al pensionamento percepisce di norma una liquidazione in capitale. Tuttavia, solo un assicurato su dieci raggiunge l’ammontare del reddito richiesto e può così investire in un piano 1e offerto dal proprio datore di lavoro.


Markus Stierli, responsabile per le soluzioni di previdenza di Credit Suisse: «Incentivi mirati per la previdenza facoltativa nel 2° e 3° pilastro e un contratto intergenerazionale funzionante sono elementi di base necessari per il successo futuro del sistema previdenziale svizzero. La maggiore enfasi sulla responsabilità individuale nella previdenza professionale porta inevitabilmente a un aumento del fabbisogno di consulenza per gli assicurati. Oggi più che mai è necessario affrontare per tempo le lacune previdenziali e illustrare soluzioni adeguate.»


Quasi un terzo degli assicurati percepisce l’intero avere di vecchiaia sotto forma di capitale

Ancora oggi la modalità di riscossione più diffusa dell’avere di vecchiaia è costituita dalla rendita mensile. Secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, nel 2016 ha scelto questa opzione circa la metà degli assicurati e, fra loro, le donne leggermente più degli uomini. Il 31% circa ha riscosso l'intero avere di vecchiaia sotto forma di capitale, mentre un ulteriore 18% ha scelto una combinazione delle due varianti. L’importo medio versato sotto forma di capitale dalla previdenza professionale nell’ambito del pensionamento – sia sole liquidazioni in capitale, sia in combinazione con una rendita di vecchiaia – ammonta a CHF 173 892, laddove gli uomini con CHF 225 509 percepiscono più del doppio delle donne (CHF 100 689). La probabilità del ricorso a una liquidazione in capitale e l’ammontare delle prestazioni in capitale percepite aumentano generalmente insieme al livello di istruzione. Inoltre, le liquidazioni in capitale sono più frequenti tra gli svizzeri (38%) che fra gli stranieri (30%).

 
Finora non è possibile individuare una netta tendenza verso una maggiore frequenza delle liquidazioni in capitale, sebbene l’importo di capitale medio per ogni beneficiario sia aumentato. In passato vi sono tuttavia state fasi con maggiori concentrazioni delle liquidazioni in capitale; ciò pare coincidere con gli anni nei quali le borse evidenziano andamenti positivi. Al momento attuale si osserva nuovamente un trend di questo tipo, che in futuro potrebbe guadagnare ancora più slancio con l’ulteriore diminuzione delle aliquote di conversione e con la diffusione dei piani di previdenza 1e.

 
Capitale vs rendita: il reddito nella terza età varia notevolmente da regione a regione 

 
Le ripercussioni di questa decisione sui fondi a disposizione nella terza età sono illustrate dagli economisti di Credit Suisse sulla base di alcuni scenari esemplificativi. A questo scopo, per tutti i comuni della Svizzera è stato stimato il reddito al netto delle imposte risultante dalla rendita AVS, dalla rendita della previdenza professionale e dalla liquidazione in capitale in caso di conversione dell’intero avere di vecchiaia del secondo pilastro in una rendita, in caso di liquidazione in capitale integrale e in caso di scelta di una forma mista.

 
A causa delle differenze regionali nell’onere fiscale derivante dalle imposte sul reddito, sul capitale percepito e sulla sostanza, il reddito netto dipende anche dal luogo di residenza. Nello scenario esemplificativo emerge così, a seconda del luogo di residenza, una differenza nel reddito netto annuale fino a quasi CHF 12 000. Un altro elemento che colpisce è il fatto che l’attrattiva fiscale di un’ubicazione può cambiare una volta raggiunta la terza età. Un caso particolare a questo proposito è rappresentato da Ginevra, che per i redditi più bassi, come diventano solitamente dopo il pensionamento, ha un posizionamento nettamente più attrattivo che per quelli più elevati.

 
Le differenze fiscali fanno inoltre sì che la decisione tra capitale e rendita non sia uguale dappertutto. La liquidazione in capitale integrale permette di ridurre notevolmente l’onere fiscale; infatti, anche se questa soluzione è gravata da una maggiore imposta sulla sostanza, ciò viene di norma più che compensato dalla riduzione delle imposte sul reddito. Per le persone con un avere di vecchiaia elevato, l’onere fiscale deve essere assolutamente considerato nella decisione tra capitale e rendita, soprattutto nelle regioni con imposte sul reddito elevate. Nella città di Zurigo, che dal punto di vista fiscale è più vantaggiosa rispetto alla media svizzera, la percezione della sola rendita con ad es. un’aliquota di conversione del 5,0%, una durata di riscossione di 25 anni e un rendimento atteso del 2% risulta approssimativamente interessante quanto una liquidazione in capitale integrale. In una regione con un maggiore onere fiscale, come può essere Neuchâtel, optando per una liquidazione in capitale rispetto alla percezione di una rendita il reddito netto annuo nello stesso caso può risultare superiore già di diverse migliaia di franchi. Oltre a questi elementi finanziari occorre altresì considerare la specifica situazione familiare, gli aspetti di diritto successorio, la salute e la situazione abitativa.

 
I nuovi modelli di lavoro portano a lacune previdenziali

Anche i cambiamenti sociali, come la crescente diffusione dell’occupazione a tempo parziale e di altre forme di lavoro flessibili come i contratti di lavoro a tempo determinato e le attività freelance, mettono alla prova il sistema previdenziale. Per gli interessati queste situazioni possono tradursi in lacune previdenziali, dovute al fatto che i salari sotto la soglia d’ingresso di CHF 21’150 non sono assicurati nella previdenza professionale obbligatoria e inoltre la trattenuta di coordinamento riduce lo stipendio assicurato.

 
L’analisi degli economisti di Credit Suisse dimostra che, qualora l’ingresso nel mondo del lavoro si sposti in avanti di sei anni, ad esempio per via di una formazione di più lunga durata, il patrimonio di vecchiaia al momento del pensionamento nelle classi di reddito analizzate (CHF 50 000-200 000) risulta inferiore dell’8-10% circa. Effetti analoghi può avere una pausa per maternità della stessa durata. Poiché i contributi LPP crescono da un’aliquota iniziale del 7% a 25 anni fino a raggiungere il 18% a partire dai 55 anni, l’interruzione del lavoro in uno stadio avanzato della vita lavorativa può provocare forti perdite. Il pensionamento anticipato di sei anni rispetto a quello ordinario può comportare una differenza nell’avere di vecchiaia di quasi il 30%.

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