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Salute e Sanità
19.09.19 - 08:400
Aggiornamento: 21.09.19 - 13:06

Dal robot “fabbrica farmaci” all'identificazione elettronica dei pazienti. La Clinica Luganese punta all'eccellenza con l'aiuto della tecnologia

Il direttore, Christian Camponovo: "L'obiettivo è ridurre il rischio clinico durante il processo di cura e aumentare la sicurezza di pazienti e operatori"

LUGANO – Anche nel settore sanitario, in particolare ospedaliero, la tecnologia è sempre più protagonista. E, tra apparecchiature d'ultima generazione e cartelle cliniche digitalizzate, le strutture di cura ticinesi puntano sull’innovazione.
Da sempre la Clinica Luganese Moncucco, diretta da Christian Camponovo, punta all'eccellenza. E a questo obiettivo contribuisce anche la "tecnologia al servizio della sicurezza del paziente”. È stato proprio questo il tema dell'incontro con giornalisti e specialisti tenutosi ieri, mercoledì 18 settembre, alla Moncucco.

Il direttor Camponovo ha evidenziato l’impegno della Clinica "nell’investire in apparecchiature innovative e nel partecipare a progetti di ricerca”. Siamo consapevoli, ha detto, “che l’innovazione in sanità è sempre più legata alle tecnologie e alla digitalizzazione. L’obiettivo è ridurre al minimo il rischio clinico durante il processo di cura aumentando la sicurezza dei pazienti e del personale, medico e para-medico".

Ma la tecnologia non può sostituire l’aspetto umano: attenzione e comunicazione con il paziente rimangono fondamentali. Maria Mancuso Biamonte, caposervizio qualità, ha spiegato la politica applicata dalla Clinica. La centralità del paziente non è solo un obiettivo del servizio qualità, ma è la filosofia e la missione della Clinica stessa.

"Una struttura sanitaria – ha spiegato – deve poter conoscere, ma anche anticipare, le esigenze e i bisogni del paziente attraverso l’attenzione dedicata alla persona, l’ascolto e la comunicazione costante. Per raggiungere questo obiettivo, da alcuni anni effettuiamo regolarmente delle inchieste sul grado di soddisfazione dei pazienti e monitoriamo una serie di indicatori della qualità delle cure. Questo ci consente di mettere in atto misure concrete di miglioramento per rispondere alle aspettative ma anche per aumentare la sicurezza dei pazienti e degli operatori".

Ha successivamente preso la parola la caposervizio farmacia Lisa Ambrosetti che ha spiegato il funzionamento dell'innovativo sistema robotizzato che, grazie a un braccio meccanico automatizzato e in un ambiente di lavoro protetto, permette la produzione di farmaci chemioterapici altamente sterili con un elevatissimo tasso di precisione.

La Clinica Luganese ha ottenuto l'autorizzazione per la fabbricazione centralizzata di farmaci citostatici dall'Ufficio di Sanità del Cantone nel luglio scorso. I farmaci prodotti in loco dal robot vengono in seguito somministrati ai pazienti della Clinica nel reparto di oncologia.

La decisione di investire circa mezzo milione di franchi in questa apparecchiatura robotizzata, ha spiegato Ambrosetti, è nata da una parte dalla necessità di garantire ai pazienti alti standard di qualità e di sicurezza - precisione e tracciabilità - nella preparazione dei farmaci, e dall'altra di consentire agli operatori di manipolare questi medicamenti, molto tossici, nel modo più sicuro possibile.

Ma il robot che produce farmaci non è l'unica novità in Clinica. I capiservizio dell’area infermieristica, Vincenzo Coppolino ed Eleonora Liva, hanno mostrato il funzionamento del sistema d’identificazione elettronica del paziente, che si avvale di braccialetti (sui quali non appare nessun dato personale) e di un’applicazione installata su degli smartphone, progettati in collaborazione con la SUPSI e collegati alla cartella informatizzata.

"Lo sviluppo di questa tecnologia ha richiesto alcuni anni di ricerca – ha spiegato Coppolino –. L’obiettivo di informatizzare l’identificazione del paziente nasce dalla necessità di rendere ancora più sicuro il processo di cura, escludendo eventuali scambi di identità, in particolare nella somministrazione delle terapie farmacologiche. Gli errori di somministrazione rappresentano infatti un rischio elevato per la sicurezza dei pazienti".

L'utilizzo del braccialetto d'identificazione è limitato per ora ai reparti di degenza, ma in futuro - “a breve termine”, ha precisato Camponovo - verrà esteso anche ai delicati settori delle aree diagnostiche e invasive: radiologia, laboratori di analisi e sala operatoria.

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