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19.12.19 - 08:540

Sergio Morisoli: "Il Natale non è una fake news"

Le riflessioni natalizie del capogruppo UDC: "La stalla gelida di Betlemme riscaldata dall’alito del bue e dell’asino è stata il big bang della grandezza occidentale"

di Sergio Morisoli*

Recuperare l’identità per usarla a nostro vantaggio come leva di ripartenza, comporta l’ammettere una concretezza: è il cristianesimo che per 20 secoli ha trasformato il mondo. Non con schemi o progetti, ma in un modo rivoluzionario cioè cambiando il cuore di ogni singola persona. Quel cuore che sta poi per intelligenza nel relazionare sé stessi con la realtà nella quale milioni di persone si sono confrontate negli ultimi due  millenni.

La stalla gelida di Betlemme riscaldata dall’alito del bue e dell’asino è stata il big bang della grandezza occidentale. La nascita di Gesù e la sequela che ne è derivata, ha dato occhi, orecchie e bocche diverse a chi l’ha voluto seguire per confrontarsi con la realtà. Il  modo di pensare, di vivere di un gruppuscolo, una dozzina di cenciosi libertari della Galilea, ha contagiato via via potenti, pezzenti, intelligenti, ignoranti, ricchi, poveri fino a diventare un Popolo numerosissimo. La storia di questo popolo cristiano, che coincide in buona parte con la storia della Chiesa, è la nostra identità. Una identità che precede e supera confini, regni, sistemi politici e sociali che si sono mutati nei secoli; una identità unica che va oltre appunto ai confini, alle razze, alle classi. Se si vuole sono i tratti di una globalizzazione “ante litteram” e forse anche “post litteram”.

L’occidente ripartirà nella misura in cui, deciderà e avrà il coraggio di andare a vedere all’indietro, oltre ai soliti due secoli illuministi, quale fu il motore che, dalla caduta dell’impero romano d’occidente V secolo d.C. fino al XVI secolo, ha fatto miracoli economici e sociali perpetuatisi fino ai nostri giorni, e impossibili altrove; cioè ancora oggi irraggiungibili fuori dai confini delle terre occidentali.

La ripartenza, che è poi la nostra identità, può essere solo una: quella cristiana. Significa mettersi al lavoro dal basso come i benedettini e i grandi santi, nelle paludi moderne senza avere la pretesa di vedere la fine e il successo del proprio lavoro. Significa assumere la mentalità dei costruttori e degli operai di cattedrali medievali che facevano il progetto consapevoli che non avrebbero mai visto l’opera finita; o la mentalità dei navigatori che partivano senza sapere se arrivavano e con la quasi certezza di non poter tornare indietro.

Significa spirito di sacrificio per qualcosa di più grande, cioè fare le cose giuste e buone quotidiane anche se non portano gloria e fama mondana. Il rilancio passa dall’educazione di un popolo a conoscere l’origine del proprio successo. Senza la libertà cristiana, cioè la capacità del singolo di intraprendere mosso dal desiderio di perfezione ma cosciente del suo limite, nessuna scoperta geografica, nessuna scoperta scientifica, nessun progresso tecnico, nessuna pietà sociale, nessuna prosperità commerciale e industriale sarebbero avvenute.

Il grande professore americano di scienze sociali, Rodney Stark, nelle sue opere e nelle sue ricerche fa suo un dato di fatto irrefutabile e certificato dal rigore scientifico:  “Nei cosiddetti secoli bui il progresso fu tale che, non più  tardi del XIII secolo, l’Europa si era ben spinta oltre Roma, la Grecia e il resto del mondo. Perché? Principalmente perché il cristianesimo insegnava che il progresso era “normale” e che “nuove invenzioni sarebbero sempre state prossime”. Questa era l’idea rivoluzionaria. E la fiducia nel progresso non si limitava solamente alla tecnologia e alla cultura più elevate. L’uomo medievale europeo era altrettanto incline a sviluppare modi migliori per fare le cose.”

Ma affinché ciò accadesse e prima che accadesse, a un certo punto del tempo, dello spazio e della storia Dio ha deciso di aiutarci, di rivelarsi in carne ed ossa attraverso Gesù bambino per indicarci poi ciò che è bene ciò che è male. Ha scelto di liberarci dalle domande e dalle risposte limitate e legate al moto perpetuo della causa-effetto, ha tolto le catene millenarie alla nostra ragione permettendole la libera ricerca del senso.  Da quel momento bene e male, come da lui spiegato e dimostrato, non saranno più categorie relative, arbitrarie, mutevoli e indefinibili per l’uomo, ma assolute, cioè verità.

Da quel momento sappiamo che: “conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv. 8,32). Da quel momento l’occidente cristiano, per secoli e secoli, ha pensato, agito, operato, esplorato, scoperto, costruito, distrutto in funzione di questa certezza. Tutti i valori che conosciamo, anche quelli che i potenti della Terra vorrebbero laicamente rinverdire, hanno origine dal fatto che bene e male non sono più relativi; significa che la nostra civiltà si è buttata a capofitto nel raggiungere quella verità che ci fa liberi: perseguire il bene e evitare il male in tutti i campi e nelle circostanze in cui siamo immersi.

Ovviamente i limiti e l’imperfezione della nostra categoria umana ci hanno fatto sbagliare e cadere innumerevoli volte.  Abbiamo commesso a volte cose terribili; ma proprio perché abbiamo conosciuto la categoria di bene e di male e la differenza non relativa tra l’uno e l’altro, siamo in grado anche di riconoscere gli inciampi e i disastri provocati sulla strada della verità e della libertà, di correggerci e perfino di chiedere perdono. Come affermava S. Paolo l’uomo è un mistero perché vuole il bene ma commette il male, pur sapendo cosa è bene e cosa è male. 

Questa è l’autocoscienza che l’occidente deve riprendersi, se vogliamo che il futuro sia costruito sulla roccia e non sulla sabbia. Basta volgere lo sguardo indietro, sul percorso delle meraviglie della nostra storia millenaria, per comprendere e credere che in quella notte più o meno attorno all’anno zero, tra la puzza degli ovini e le mani nodose dei pastori, nacque davvero colui che ha cambiato e cambia la storia dell’umanità, e quella di ognuno che decide di seguirlo.

Non è un fake di duemila anni fa che si perpetua di anno in anno; è un fatto certo, un avvenimento, cioè un incontro con lui e che accade sempre, qui e ora.

Buon Natale.

*Capogruppo UDC in Gran Consiglio

 

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