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11.11.18 - 15:040
Aggiornamento: 14.11.18 - 23:54

Trecentosessantacinque giorni nel dolore e nella disperazione. Parole d'amore a un anno dalla morte di Andrea Tamborini, ucciso in autostrada

Nicoletta Barazzoni: "Sono rimasta accanto al fratello Cesare che è diventato il mio migliore amico, un fratello impagabile, un uomo di cuore, di un'umanità gigantesca"

di Nicoletta Barazzoni *

 

È trascorso un anno da quando Andrea Tamborini ha perso la vita con il suo scooter, sull'autostrada, all'altezza di Sigirino. Andrea stava rientrando a casa dalla moglie e dal figlio appena nato, ucciso da un pirata della strada ubriaco, che faceva le gimcane, a velocità elevata.

Sono passati trecentosessantacinque giorni nel dolore, nell'angoscia, e nella disperazione per la mamma, il papà, i fratelli, la moglie e il piccolo figlio che sono sopravvissuti alla pazzia e alla totale irresponsabilità di chi ha ucciso Andrea.

 

I familiari stanno aspettando il processo. L'attesa della sentenza racchiude il desiderio di avere giustizia perché nessuno può darsi pace di fronte a una simile tragedia, che non è stata causata da un incidente imprevisto ma è stata causata dalla scelleratezza assurda, che ha rovinato e devastato la vita a tutti i familiari di Andrea.

 

Sono rimasta accanto al fratello Cesare che è diventato il mio migliore amico, un fratello impagabile, un uomo di cuore, di un'umanità gigantesca. Con Cesare mi sento tutti i giorni. E tutti i giorni parliamo di Andrea, di quello che ha significato e di cosa significa vivere senza di lui.

Parliamo della sua anima, e di come si manifesta quando Andrea rivive nei frangenti della quotidianità, e si fa sentire per sorreggere la famiglia. Ho attraversato, giorno dopo giorno, insieme a Cesare il calvario della perdita di Andrea, una morte inaccettabile che ha devastato ogni attimo della loro vita, che è vita nel ricordo e nel pianto di un figlio, di un marito, di un fratello e di un padre insostituibile.

 
Rimango vicina a Cesare, nel suo avvilimento e al vuoto immenso che Andrea ha lasciato, mentre resto impotente. Ho imparato da Cesare e dai suoi genitori, la dignità e la forza di restare in piedi, malgrado l'incubo e l'impossibilità di gestire quanto è successo perché nulla è più come prima. Si vive nell'imponderabile, con il terrore che succeda qualche cosa a chi è rimasto in vita.

Oggi a un anno di distanza mando pensieri d'amore a questo grande uomo e a questo uomo grande, che viveva nell'amore, mando amore ai suoi genitori e al mio grande amico Cesare, che è il miglior fratello che abbia mai desiderato avere, un uomo che ogni giorno mi onora della sua presenza e della sua essenza. Con noi c'è anche Andrea.

 

* giornalista

 

 

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