liberatv
Analisi
02.11.20 - 13:240
Aggiornamento: 03.11.20 - 17:49

Proteggere gli ospedali: uniamo il Paese intorno a questo obbiettivo comune

Una modesta proposta per superare la seconda ondata Covid, tenendo unita la nostra società tra scettici e allarmisti

di Andrea Leoni

La confusione e l’incertezza sono i due fattori che stanno maggiormente destabilizzando la popolazione svizzera ed europea in questa seconda ondata pandemica. L’unità della scorsa primavera è uno sbiadito ricordo e questa spaccatura non può essere ignorata: occorre farci i conti. Bisogna cucire, gettare acqua sul fuoco, ascoltarsi a vicenda, essere ragionevoli. Non c’è alcun dubbio sul fatto che supereremo anche questa seconda fiammata epidemica, ma senza condivisione i danni alla nostra società saranno di gran lunga superiori a quelli della prima ondata.

Innanzitutto va fatta una distinzione tra chi è “negazionista” e chi è scettico. Un conto è dire che il virus non esiste, che c’è un complotto internazionale per instaurare una nuova dittatura griffata Bill Gates, che i vaccini fanno venire l’autismo e che le mascherine e le altre misure di prevenzione non servono. Costoro vanno combattuti senza timore e lasciati chiacchierare nel loro circolo terrapiattista. Ben altra cosa sono coloro che, pur essendo consapevoli di dover affrontare un pandemia, avanzano dubbi e propongono soluzioni meno rigide, o altre, per superare la crisi. Con una premessa fondamentale: non esiste un metodo che non comporti controindicazioni sanitarie, economiche e sociali.

C’è un punto su cui può convergere la stragrande maggioranza dei ticinesi, che è anche il principale problema che ci tocca affrontare: proteggere gli ospedali. Perché nessuno desidera dover fare i conti con la prospettiva di essere respinto - lui o un parente - nel caso avesse bisogno di un ricovero. Attenzione: è tutt’altro che una prospettiva impossibile, persino in Svizzera. È accaduto a Soletta e nel Canton Giura, dove alcuni malati sono stati trasferiti a Basilea. Peggio ancora nel Canton Vallese, dove si è già cominciato a respingere dei pazienti, come ha confermato alla NZZ Bienvenido Sanchez, vice-capo del reparto terapia intensiva: “Nella situazione attuale - ha detto - preferisco tenere liberi gli ultimi letti per i casi in cui c'è più speranza”.

Proteggere gli ospedali per i pazienti Covid ma anche per tutti gli altri. Per poter continuare a curare chi ne ha bisogno, soprattutto coloro che sono nella zona grigia tra urgenza e no. Malati oncologici e cardiopatici, ad esempio, che non è giusto far attendere fino alla primavera.

Proteggere gli ospedali, infine ma non da ultimo, per non sottoporre il personale sanitario a nuovi turni massacranti e a gravi privazioni della libertà, come quella di tornare dalle proprie famiglie anziché dormire in albergo.

Fissato l’obbiettivo, occorre una strategia. Il Consiglio di Stato, insieme agli esperti, dovrebbe elaborare e rendere pubblico un piano (che immaginiamo esista già) in grado di fissare con chiarezza limiti e conseguenze. Pensiamo a paletti sanitari oggettivi - ad esempio il tasso di positività dei tamponi, l’evoluzione epidemica settimanale, le ospedalizzazioni, i letti di cure intense occupati -  superati i quali devono scattare misure restrittive già predefinite. Questi provvedimenti dovrebbero essere concordati sia a livello sanitario che politico, vagliando tutte le ipotesi sul campo, senza tabù, dal confinamento delle sole categorie a rischio al lockdown, che a Ginevra è già purtroppo di nuovo realtà.    

Ancora meglio sarebbe se questo piano strategico venisse discusso, corretto e approvato dal Gran Consiglio. È giusto che in questa seconda fase il Parlamento venga coinvolto. A patto però che sia pronto a farlo fino in fondo, facendo proposte e assumendosi le proprie responsabilità di fronte al Paese e ai propri elettori. Perché è inutile chiedere di essere partecipi e poi non essere in grado, come avvenuto negli ultimi mesi (salvo rare eccezioni),  di portare uno straccio di idea o di fare qualche critica costruttiva su quanto accaduto nel recente passato (ultimo esempio le falle del contact tracing, su cui c’era un’intera estate per prepararsi).

Se adottassimo questo modello - nulla di nuovo, per carità, è ciò che avviene in diversi Paesi con i semafori o i livelli d’emergenza, noi lo utilizziamo con la meteo -  da un lato gli allarmisti saprebbero che arrivati ad una certa soglia del pericolo, i provvedimenti attesi scatterebbero automaticamente, dall’altro gli scettici avrebbero dati concreti per convincersi delle scelte adottate in nome dell’obbiettivo comune. Il tutto secondo un processo chiaro, trasparente e democratico, capace di tenere conto di tutte le sensibilità presenti nel Paese. 

Conoscenza, consapevolezza, chiarezza, condivisione, organizzazione, sacrificio e responsabilità sono l’antidoto - amaro - per superare insieme questa seconda ondata.

Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Potrebbe interessarti anche
Tags
paese
ondata
ospedali
obbiettivo
scettici
covid
allarmisti
società
proposta
tutte
TOP NEWS Opinioni
News e approfondimenti Ticino
© 2024 , All rights reserved

Stai guardando la versione del sito mobile su un computer fisso.
Per una migliore esperienza ti consigliamo di passare alla versione ottimizzata per desktop.

Vai alla versione Desktop
rimani sulla versione mobile