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Analisi
19.06.20 - 12:000
Aggiornamento: 21.06.20 - 11:54

I limiti dell'amore

Riflessioni sull'estensione del matrimonio alle coppie omosessuali e sul diritto ad essere genitori (che non esiste)

di Andrea Leoni

Se gli omosessuali intendono accodarsi agli etero verso il precipizio del matrimonio, andando a rimpolpare le statistiche dei divorziati, gli vanno fatti solo tanti auguri di buona fortuna. Stiamo parlando di un contratto di convivenza e di mutuo soccorso stipulato davanti a un’istituzione statale. Nulla di più, nulla di meno. Non c’è alcunché di sacro, ne di spirituale, nel maritarsi davanti al sindaco. Per molti, oggigiorno, è più una questione di tutela legislativa e fiscale, che di sostanza. Ad essere in crisi, nella società occidentale, è il rito nuziale in sé. È quindi semmai il tipo di convenzione, con tutti i suoi addentellati legali e sociali, che andrebbe riformato, come testimoniano i numeri. La questione del sesso dei mariti e delle mogli è irrilevante.

Questione diversa - totalmente diversa - è il fatto che il Consiglio Nazionale, oltre ad aver dato luce verde al matrimonio per tutti, ha detto sì anche all’accesso allo sperma per le coppie lesbiche. Ergo, potranno concepire dei figli. Lo abbiamo scritto tante volte: il diritto ad essere genitore non esiste. È un’invenzione del nostro tempo dove, grazie ai progressi della scienza, ciò che è desiderio - e tale dovrebbe restare - viene tramutato in legge, sovvertendo le più elementari leggi della natura in materia di procreazione. Vale anche per gli eterosessuali, ben inteso.

Si fa un gran parlare di amore, di amore universale, come se l’amore fosse davvero in grado di riscrivere e dettare di volta in volta, a seconda delle aspirazioni personali o di coppia, il codice della specie. Tutto si può fare in nome dell’amore. La nostra radice migliore, quella greca, ci insegna esattamente il contrario: non tutto ciò che il progresso ci consente, si deve mettere in atto. Per non peccare di hybris, occorre il rispetto dei limiti. Ma dei limiti dell’amore chi se ne occupa?

Scegliere una compagna o un compagno, scegliere un amore, significa anche saper rinunciare o decidere altrimenti. E pagare il prezzo della scelta. Un amore omosessuale, per sua stessa nobile natura, non prevede la procreazione, allo stesso modo di una coppia sterile. Saper accettare questo limite significa vivere pienamente il proprio  amore e porre argine anche alle derive più selvagge che la scienza espone seducente sugli scaffali del desiderio umano: l’orribile catalogo del seme per avere il figlio biondo e con gli occhi azzurri, l’utero in affitto e chissà cos’altro in un periodo storico dove tecnica e genetica sono in uno stadio così avanzato.

Qual è il limite? Potendo “rimediare” tramite la tecnica, perché le lesbiche sì e i gay no? E i transessuali? Qual è il distinguo oltre al quale si sconfina nella discriminazione? È l’amore, ancora una volta? Sono l’aspirazione personale, i valori, le tradizioni, che cosa? O è il fatto che che in qualche Paese all’estero si può fare e quindi occorre allinearsi? Ma ciò è vero per tante faccende, dall’evasione fiscale alla poligamia. Importiamo tutto?

Il problema è l’omologazione, l’appiattimento in nome di un egualitarismo cieco e fanatico, di chi vuole cancellare ogni differenza e di conseguenza il ruolo che ogni individuo e nucleo sociale sono chiamati ad esprimere all’interno della società. Perciò l’Islam e il cristianesimo, pari sono, in Europa, secondo alcuni. Così come le coppie gay o le coppie etero. E invece no: la bellezza sta nella differenza e nella convivenza nella diversità, senza discriminazioni. Rispettare la storia e la natura, evitando di maltrattarle o di piegarle all’ideologia o all’individualismo, è un valore assoluto e primordiale di ogni popolo.

Ad esempio. Chi scrive non ha alcuna contrarietà verso l’adozione da parte di coppie omosessuali. Nessuno, infatti, riuscirà mai a convincermi che per un bambino sia migliore la miseria di una baraccopoli o la freddezza di un orfanotrofio - spesso gestito da soli maschi o sole femmine - del calore di una famiglia arcobaleno. Ma qui non si sovverte, per mezza della scienza, alcuna legge universale. Al contrario si ribadisce un valore: un bambino già nato è meglio che non rimanga solo nella radura del mondo. E se nella radura incontra una coppia che intende prendersene cura, che sia gay o etero non fa grande differenza. Questo è l’apogeo dell’amore disinteressato e che si spoglia di ogni egoismo.

Ben altra cosa è cucirsi la procreazione su misura o voler addirittura cancellare il fatto che al mondo si nasce maschi o femmine - poi si può diventare altro, ma così si nasce - come suggeriscono le frange più estreme di una certa ideologia.

Due note a margine, infine, sul mondo cattolico. In Ticino, a meno che non sia sfuggito, solo Marco Romano ha espresso pubblicamente il sentire di quella parte minoritaria di Ticino che si riconosce in quei valori e che, come tutte le altre, ha diritto a far sentire la propria voce. Silenzio dalla Chiesa, silenzio da altri esponenti del suo partito che la pensano come lui. Naturalmente il Consigliere Nazionale è stato linciato per aver esposto ciò che non è altro che la dottrina del referente. E allora meglio un pavido silenzio - ormai la cifra dei cattolici ticinesi - che beccarsi una valanga di merda via social. Ma se tace in queste occasioni, a cosa serve un partito d’ispirazione cristiana? 

Eppure non c’è nulla di scandaloso in ciò che afferma Romano. Le società, almeno quelle più evolute, si fondano sulla ricerca del difficile equilibrio tra le libertà individuali e le regole comunitarie che ne cesellano la struttura sociale (se prevale un aspetto o l’altro, solitamente, decade l’identità e la comunione a discapito dell’individualismo o del dirigismo). Da qui nascono modelli con i loro pilastri, i loro valori e le loro tradizioni, che si tramandano e si modificano nel tempo. Il deputato pipidino difende un modello che è stato largamente condiviso per moltissimi anni e che ha dato una discreta prova di sé. Trattarlo come un esponente del Klu Klux Klan, solo perché ora quel pensiero è minoranza, ha la stessa radice di prepotenza che in passato si usava per “manganellare” gli omosessuali.

Ora tocca alla nuova maggioranza arcobaleno costruire una società che sia all’altezza o migliore delle precedenti. Mi auguro ci siano dei limiti. Che di civiltà costruite sull’amore universale, sui desideri che diventano diritto e sull’omologazione, non ne ricordo.

 

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