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Analisi
02.12.19 - 16:230
Aggiornamento: 03.12.19 - 23:14

Mentre alle elementari di Wil si censura il Bambin Gesù, il Papa lancia un messaggio ai filistei: "Torniamo al Presepe, nelle scuole, nelle carceri, nelle piazze..."

I novelli Torquemada lanciano anatemi contro di lui accusandolo di eresia, e Papa Francesco che fa? Spiazza tutti e dedica la sua lettera dell’Avvento a uno dei simboli più forti – ma anche più contestati - del Natale cristiano

Mentre i novelli Torquemada lanciano anatemi contro di lui accusandolo di eresia, Papa Francesco che fa? Reduce dal viaggio in Thailandia e Giappone, spiazza tutti e dedica la sua lettera apostolica dell’Avvento a uno dei simboli più antichi e più forti – ma anche più contestati da teorici e proseliti dell’inclusivismo - del Natale cristiano: il Presepe. La sua "Admirabile signum" è un appassionato e profondamente francescano inno al Presepe.

 

In questi mesi Jorge Mario Bergoglio è stato accusato tra le altre cose da un manipolo di fondamentalisti cattolici autoelevatisi al rango di Padri della Chiesa di equiparare le confessioni religiose, quando si tratta, per esempio, di dialogare con l'islam.

 

I ‘dottori della fede’ contestano al Papa l’attribuzione gerarchica paritaria concessa alle altre confessioni religiose, con conseguente svilimento del primato del cristianesimo. E se potessero avrebbero certamente già scomunicato Bergoglio, accusato anche di aver parzialmente distorto la dottrina sulla famiglia, e di aver aperto “una delle peggiori crisi nella storia della Chiesa Cattolica”.

 

Ma torniamo al Presepe. Finora non ci sono stati spettacolari litigi sulle regole e sui divieti in materia di festeggiamenti natalizi, ma siamo solo alla seconda casellina nel calendario dell’Avvento e c’è da scommettere che nelle prossime settimane qualche refolo polemico lambirà la grotta di Betlemme e la statuetta del Bambin Gesù.

 

L’anno scorso fu addirittura un sacerdote a scatenare la crociata contro le raffigurazioni della Natività: don Luca Favarin, prete “di strada” di Padova, invitò i fedeli a non fare il presepe per “rispettare il Vangelo e i poveri”.

 

Ma non fu l’unico caso ad animare il dibattito natalizio tra ‘sovranisti’ e ‘inclusivisti’ nella Padania salviniana, tanto che la comunità islamica veneta si sentì in dovere di precisare: “Vedere un Presepe, cantare il Natale o ascoltare il nome di Gesù e di Maria a noi non dispiace, anzi”, spiegò il presidente della Lega Islamica, Bouchaib Tanji.

 

È un po’ quello che è successo nei giorni scorsi a Wil, nel canton San Gallo, dove la direzione della scuola elementare ha deciso di censurare tre canti dell'Avvento previste nello spettacolo del 20 dicembre. Motivo? “Per rispetto delle altre culture e religioni”. Leggi: islam.

 

La decisione di depennare dal programma questi inni natalizi che celebrano la nascita di Gesù e figurano nel libro delle canzoni ufficiali delle scuole sangallesi è stata presa in seguito a un paio di proteste levatesi da genitori di alunni. Due anni fa un padre si alzò durante il concerto dei bambini lamentando che i canti erano rivolti più ai cristiani che ai musulmani. E l’anno scorso un altro genitore interruppe lo spettacolo con la stessa motivazione, pur non essendo di fede islamica.

 

E gli islamici? Esattamente come l’anno scorso in Veneto, i loro portavoce si sono distanziati dalla scelta di censurare il Bambin Gesù: “È deplorevole che in un paese cristiano non ci siano più canzoni di questa confessione”, ha detto Farhad Afshar, presidente del Coordinamento delle organizzazioni islamiche svizzere. Secondo lui, la decisione della direzione della scuola di Wil riflette l'ignoranza sull'Islam.

 

Qual è dunque il problema? Non è che qualcuno, con la scusa ipocrita dell’inclusivismo, del ‘multikulti’, del rispetto e della tolleranza sta cercando di liberarsi dal fardello del Natale cristiano? Vada per Santa Claus e l’albero addobbato, ma niente Presepe. Anzi, facciamo finta che non stiamo nemmeno celebrando la nascita di Gesù, così non turbiamo la sensibilità di nessuno.

 

Invece no, e Papa Francesco ha voluto ribadirlo nella sua lettera apostolica di ieri, prima domenica dell’Avvento, mandando un chiaro messaggio ai filistei di ogni risma e ideologia.

 

“Con questa Lettera – ha scritto - vorrei sostenere la bella tradizione delle nostre famiglie, che nei giorni precedenti il Natale preparano il presepe. Come pure la consuetudine di allestirlo nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze... È davvero un esercizio di fantasia creativa, che impiega i materiali più disparati per dare vita a piccoli capolavori di bellezza. Si impara da bambini: quando papà e mamma, insieme ai nonni, trasmettono questa gioiosa abitudine, che racchiude in sé una ricca spiritualità popolare. Mi auguro che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata”.

 

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