di Boris Bignasca*
La Svizzera ha accolto (dati di metà aprile) ben 30mila profughi ucraini. Di questi 2'184 alloggiano in Ticino, cifra che rappresenta oltre il 7% del totale: una quota ben superiore a quella ordinaria che ci dovrebbe essere in base alla ripartizione demografica tra i cantoni. Di questi 2'184 profughi, 255 sono accolti in centri regionali e gli altri in strutture private, grazie alla generosa accoglienza delle famiglie ticinesi. Il costo per la Confederazione per ognuno di questi profughi è di quasi 20mila franchi. Questo sono solo cifre. Ufficiali.
Il costo dunque per un anno di accoglienza - visto che non possiamo purtroppo fare affidamento che l’insana guerra del Cremlino si fermi presto – è intorno ai 600 milioni di franchi. Costi che includono l’alloggio presso le strutture pubbliche, il sostentamento, il sussidio a pioggia di 500 mensili (più altri soldi per i figli minorenni) e l’assicurazione malattia gratuita. Inoltre visto che il 40% di questi profughi è rappresentato da minorenni sarebbero da conteggiare anche i costi scolastici per integrare ognuno di questi allievi.
Questi numeri dimostrano come tutta la Svizzera e in particolare il canton Ticino abbiano dimostrato ancora una volta di essere tra i primi della classe in fatto di accoglienza. Per umanità, professionalità e impiego di risorse.
Il fatto che alcuni media (anche pagati dal contribuente) abbiano propagandato narrazioni diverse da queste, arrivando a dire che “i profughi ucraini rischiano di avere fame in Svizzera” rappresenta bene come la realtà venga distorta dai media tradizionali.
*capogruppo Lega