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Politica e Potere
04.10.20 - 20:110
Aggiornamento: 20:56

Andrea Pagani sui cinque procuratori "bocciati": condivido il risultato, non la durezza dei giudizi

Il PG rompe il silenzio sul caos scoppiato a Palazzo di Giustizia. E spiega come sono finiti sulla stampa i messaggini con il giudice Ermani

LUGANO - “Non sono sorpreso del risultato, ma della durezza dei giudizi”. Andrea Pagani si è espresso per la prima volta sulla “bocciatura” dei cinque procuratori pubblici da parte del Consiglio della Magistratura. A quasi un mese di distanza da quando la notizia è trapelata sulla stampa, il procuratore generale si è espresso ai microfoni della RSI. Dalle parole di Pagani, seppur non esplicite, emerge per la prima volta la sua condivisione circa il risultato prodotto dalle verifiche dell’organo di vigilanza.

Una condivisione di merito e non di toni, come lo stesso PG ha tenuto a precisare: “Non faccio mia la durezza dei giudizi. Sotto questo aspetto si è andati un po’ in là”.

Il capo della Procura è tornato anche sulla vicenda dei messaggi via WhatsApp con il giudice Mauro Ermani, che molte polemiche hanno suscitato nelle ultime ore. Messaggini fatti trapelare sulla stampa dopo che lo stesso Pagani li aveva mostrato a uno dei cinque procuratori “bocciati”, il giorno in cui - era l’11 settembre - i preavvisi del Consiglio della Magistratura hanno cominciato a circolare.

“Evidentemente - ha detto il PG alla RSI - c’era un grosso disorientamento in seno all’ufficio e alcuni procuratori si sono rivolti a me in quel momento, per la doccia fredda subita, per dare una chiave di lettura alla durezza dei preavvisi, ho detto che forse erano state contattate tutte le autorità della catena penale e per forza di cose anche il presidente del Tribunale penale, il quale mi aveva effettivamente scritto dei messaggi che lasciavano intendere che anche lui aveva denotato delle criticità su determinati procuratori”.

La radiotelevisione pubblica è tornata sui messaggini, raccogliendo anche nuove dichiarazione da parte del giudice Ermani.

“Pagani - ha detto il presidente del Tribunale penale - si era più volte lamentato del fatto che i giudici, non solo io, esprimessero giudizi troppo severi in aula sull’operato dei procuratori. Si è quindi addivenuti alla soluzione di segnalare direttamente al procuratore generale le eventuali anomalie affinché potesse esercitare più compiutamente la vigilanza”.

“È possibile - ha aggiunto Ermani - che vi siano state comunicazioni critiche, che però non ricordo e non ho neppure ritrovato, arrivate da parte mia, quale portavoce però di tutto il Tribunale penale. Messaggi però che dovevano rimanere riservati e sulla cui divulgazione non posso che dirmi perplesso”.

Ora occorrerà seguire con attenzione gli sviluppi politici della vicenda. Se, e fino a che punto, il Gran Consiglio vorrà approfondire i vari addentellati della storia, a cominciare dai preavvisi negativi dei cinque procuratori, che saranno sentiti in audizione della Commissione giustizia nelle prossime settimane.

Tutto potrebbe tornare in discussione? Andrea Pagani non se lo augura: “Spero che prevalga il buonsenso e che si ritenga il rapporto del Consiglio della Magistratura, interpretabile sulla durezza, ma sulla sostanza ci sono delle criticità emerse nel tempo che hanno portato a questi preavvisi”.

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