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Cronaca
04.06.23 - 09:060

Sparatoria di Stabio, il racconto della vittima. "Salva per due centimetri. Ho pensato solo a fuggire"

A spararle l'ex compagno, che prima aveva ucciso il nuovo compagno di lei, amico di infanzia di lui, e poi si è tolto la vita. "Mi diceva che mi avrebbe ammazzata e portata in un porcile. Non ho mai denunciato"

STABIO - Il senso di colpa per la morte del compagno, il dramma vissuto che non la lascia, la volontà di dare un futuro migliore alla figlia che le sta dando tanta forza. Con enorme lucidità la vittima della sparatoria di Stabio nel luglio del 2022 racconta quanto ha vissuto, una narrazione che fa ancor più venire i brividi nei giorni in cui si fa un gran parlare del dramma di Giulia, uccisa a Senate dal fidanzato incinta di sette mesi.

Alle terme di Stabio a colpire era stato un uomo che dapprima ha ucciso il nuovo compagno della sua ex, poi ha cercato di farlo con lei e infine, convinto che fosse morta, si è suicidato. Non si rassegnava di essere stato lasciato, addirittura era stato lui a chiedere al nuovo compagno di parlare con la donna, per provare a convincerla a dargli un'altra possibilità: alla fine si sono innamorati loro. "Se non ci fossimo innamorati forse sarei morta solo io, lui mi ha salvato la vita. Tanto che, non mi vergogno a dirlo, quando mi hanno comunicato della sua morte - dopo due settimane dal 25 luglio - ho pensato di farla finita", racconta a La Domenica. Sei mesi dopo l'accaduto, ha perso anche il lavoro.

L'assassino dapprima aveva tolto la vita all'ex amico e nuovo compagno della sua ex, poi si è presentato a Stabio. Nel mentre aveva tamponato un furgoncino, i cui passeggeri lo hanno seguito sino alle terme, chiedendo i documenti. Lui ha chiesto un momento per andare a prenderli, è entrato nello stabilimento e ha sparato alla donna. Quando lei è fuggita, sono state proprie queste persone in attesa a soccorrerla.

Il racconto dei momenti precedenti, quando le ha sparato, sono terribili. "Io senza di te non ce la faccio", ha detto l'uomo, prima di spararle e di rivolgere l'arma contro sè stesso. "Ho cercato di spingere via la canna della pistola con tutta la forza che avevo, ho sentito l’esplosione, un rumore che non dimenticherò mai, ero frastornata, il dolore era fortissimo, il sangue mi usciva dalla bocca e riuscivo a malapena a urlare «aiuto». Ho pensato solo a fuggire e mi sono diretta all’uscita".

Le avvisaglie della tragedia c'erano state. All'inizio lui si era presentato come l'uomo perfetto, pronto a aiutarla in tutto. Ma era durata poco. Sono iniziati i litigi, che hanno portato alla fine della storia. "Quando si vedevano storie di femminicidi alla tv, mi diceva 'anch’io ti ammazzerei, ma poi ti porterei nel porcile di un mio amico, così i maiali ti sbranerebbero, e nessuno ti troverebbe più', ma non ho mai denunciato", aggiunge.

Lui la cercava sul lavoro, alla Terme. Aveva chiesto protezione, dopo che due giorni prima dell'omicidio era andato a cercarla. "Era già armato, quel giorno", è convinta. Non ha ottenuto aiuto. E poche ore dopo, è passato all'azione. Lei è salva per due centimetri, con la pallottola che è entrata dal lato sinistro del petto e uscita sotto l’ascella destra perforando il polmone e sfiorando il cuore. Ricominciare a vivere è difficile. 

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