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Cronaca
04.05.22 - 08:170

Anziani morti a Sementina, dopo i decreti d'accusa parlano il sindaco Branda e il dottor Tanzi

Il medico: “Quanto accaduto ci insegna quanto siano fondamentali nella nostra professione la trasparenza e la comunicazione”

BELLINZONA – Ieri il Ministero pubblico ha chiuso l’inchiesta sui vertici della casa anziani di Sementina, di cui è proprietaria la Città di Bellinzona, legata alle morte di 21 ospiti su un totale di 80 durante la prima tragica ondata della pandemia (LEGGI QUI). A due anni di distanza, dunque, al termine delle indagini scattate nell’ottobre del 2020, il procuratore generale Andrea Pagani e la procuratrice pubblica Pamela Pedretti hanno emanato tre decreti d’accusa nei confronti del direttore generale dell’istituto, Silvano Morisoli, della direttrice sanitaria Elena Mosconi Monighetti e della allora responsabile delle cure. Ipotesi di reato: ripetuta contravvenzione alla Legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissibili dell’essere umano. È invece caduta l’ipotesi, prospettata all’inizio dell’inchiesta, di omicidio colposo.

 

“Mancato rispetto di alcune direttive, istruzioni e raccomandazioni emanate dalle autorità competenti”. Questa è secondo il Ministero pubblico la responsabilità penale dei tre indagati. Ma gli avvocati Luigi Mattei (patrocinatore di Morisoli), Mario Postizzi (legale di Mosconi Monighetti) ed Edy Salmina (difensore della ex responsabile delle cure) hanno annunciato che si opporranno alla decisione e impugneranno il decreto d’accusa. Il caso verrà dunque giudicato in Pretura penale. I decreti d’accusa emessi dal Ministero prevedono per le persone coinvolte il pagamento di una multa, che stando a informazioni raccolte da LaRegione, ammonta ad alcune migliaia di franchi.

 

“Il procedimento penale risulta tuttora aperto e, di conseguenza, è prematuro trarre conclusioni”, ha comunicato ieri il Municipio di Bellinzona. E sempre a LaRegione il sindaco Mario Branda conferma che i due dipendenti che ancora lavorano alla casa anziani non saranno sospesi. “Abbiamo sempre spiegato che il Municipio non ha competenze gestionali e che riferivamo quanto ci veniva indicato dai nostri collaboratori – aggiunge Branda -. Sulle conclusioni del rapporto del medico cantonale, visto che si profilano queste opposizioni, sarà il tribunale a esaminare i diversi punti sollevati. A noi pareva che le osservazioni e le prese di posizione fatte a suo tempo dai nostri collaboratori fossero pertinenti e avessero contenuti solidi”.

Sul Corriere del Ticino si esprime invece Franco Tanzi, geriatra e coordinatore del gruppo di lavoro case anziani in seno alla Cellula sanitaria cantonale: “Quanto accaduto ci insegna una volta di più quanto siano fondamentali nella nostra professione la trasparenza e la comunicazione”. Nemmeno Tanzi entra, ovviamente, nel merito della decisione, ma esprime “dispiacere per una vicenda dolorosa in primo luogo per i familiari, ma anche per i collaboratori che non hanno saputo o potuto gestire gli eventi, chiedendo aiuto e comunicando adeguatamente”.

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