LUGANO - Lavora in un’industria metalmeccanica del Luganese e ci ha inviato una testimonianza sulla sua esperienza personale alla luce delle polemiche scoppiate in questi giorni sul contratto collettivo siglato da tre industrie del Mendrisiotto, rappresentate dall’associazione Ticino Manufacturing, con il sindacato Tisin, presieduto da Nando Ceruso. Contratto che prevede stipendi inferiori alla soglia fissata dalla legge approvata dal Gran Consiglio sul salario minimo. Lui è un’operaio di 35 anni che ha chiesto di rimanere anonimo per motivi legati alla sua attività professionale.
“Non entro nel merito della vertenza e dei contenuti del contratto collettivo firmato da Tisin – racconta -. Per scelta non sono iscritto ad alcun sindacato. Ma negli anni scorsi ho vissuto nell’azienda per cui lavoro un caso simile a quello di cui si parla in questi giorni. Quando venne trovato un accordo con l’OCST, Unia accusò il sindacato concorrente di essere compiacente con la direzione, mettendo in cattiva luce sia l’azienda che l’OCST. Purtroppo continuando a fare questi giochetti quello che ne viene fuori è una brutta immagine per la categoria sindacale che dovrebbe darsi manforte invece di pensare ad aumentare le quote dei propri iscritti”.
Una testimonianza, insomma, che racconta tensioni non certo nuove nel mondo sindacale ticinese. L’operaio ha conosciuto Ceruso qualche anno fa e lo ritiene una persona onesta, che fa l’interesse dei lavoratori.
“Mi diede una mano a risolvere un problema personale – ricorda – e da allora siamo rimasti in contatto. Discutendo con lui ho avvertito da parte sua un forte senso di responsabilità verso tutte le maestranze, una passione che oggi considero rara. Per come conosco Ceruso, sono convinto che anche in questo caso abbia cercato di trovare il miglior accordo possibile nell’interesse dei lavoratori. È evidente che Tisin, è visto come il terzo incomodo e secondo me tra i due sindacati principali c’è una tacita alleanza per cercare di farlo fuori”.