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Cronaca
09.05.19 - 16:060

Stefano Artioli presenta Meno Trenta. Lugano alla ricerca dell'orgoglio e della bellezza perduti. "Una critica costruttiva per risvegliare le coscienze"

L’imprenditore: “Il progetto “menotrenta” rappresenta il mio personale contributo per tentare di smuovere le coscienze di tutta la società civile poiché ognuno di noi può, a proprio modo, partecipare attivamente al cambiamento”

LUGANO – “Meno Trenta” non parla di gelide regioni siberiane. Parla di Lugano. E il titolo del libro indica in modo provocatorio il gap, il ritardo, della capitale economica ticinese rispetto ad altre città svizzere. Insomma, siamo indietro di tre decenni, e dobbiamo recuperare.

 

Firmato dall’imprenditore Stefano Artioli, patron del gruppo Artisa, “Meno Trenta” è, come dice il sottotitolo, una “riflessione”. Obiettivo, scrive lo stesso Artioli nell’introduzione, “smuovere attraverso immagini scomode la coscienza della società tutta, innescare un dibatto, incitare all’azione”.

 

E ancora: “È un invito comune per risvegliare Lugano da un torpore trentennale, un appello rivolto soprattutto a imprenditori, liberi professionisti e forze economiche del territorio che, uniti, potrebbero trainare la rinascita economica dell’intero Cantone. Un racconto in tre libri fatto di fotografie e brevissimi scritti per offrire una radiografia veritiera di una realtà piena di contraddizioni e criticità ma con molte potenzialità e tanta voglia di riscatto”.

 

Ma come, tre libri? Non era uno solo? No, “Meno Trenta” si articola in una trilogia che, partendo dalla rappresentazione della Lugano odierna (“Riflessione”, appunto), intende suggerire un percorso di rinnovamento attraverso il confronto con le città elvetiche più progredite. Il secondo libro avrà come sottotitolo “Analisi”, il terzo “Azione”, con l’intento di “approdare ad un’idea di sviluppo urbano, ad un’immagine della Lugano futura tramite rendering e ricostruzioni ideali”.

 

Artioli ha presentato il suo libro - stampato in 5'000 copie, inviate a persone luganesi e ticinesi “positive” - questa mattina nella sala del Consiglio comunale di Lugano. A sua moglie Giancarla, il compito di fargli raccontare il senso della pubblicazione. Con loro, l’avvocato Stefano Bolla, che ha firmato una bombastica prefazione, e il fotografo Gianluca Zaghi, autore degli scatti in bianco e nero che corredano il libro.

 

“L’intento di Meno Trenta non è creare divisioni ma unire – ha spiegato Artioli -, remare nella stessa direzione. Il colpo di reni deve venire dalla società civile più che dalla politica. E dobbiamo lavorare sulla positività. Dobbiamo crederci e lottare per convincere gli altri a crederci. Questo libro è solo un punto di partenza, e volutamente è fatto di testi brevi e di molte fotografie significative, così da consentire una lettura agile e veloce. Abbiamo inoltre creato un sito, dove il libro sarà consultabile, e un blog destinato a chi vuole contribuire al dibattito”.

 

Non un atto d’accusa alla politica, anche se l’analisi è decisamente critica, ma un contributo alla riflessione per riportare Lugano sui binari del futuro, ha ripetuto Artioli. Sia come sia, oggi la politica ha spiccato per la sua assenza: diverse personalità erano state invitate all’incontro odierno, compresi i municipali di Lugano, che erano in seduta nello stesso palazzo nel quale si è svolta la conferenza stampa. Va beh… L’importante è che le riflessioni dell’imprenditore, puntuali e in gran parte condivisibili, non cadano nel vuoto.

 

“Il progetto “menotrenta” – citiamo ancora dall’introduzione di Artioli - rappresenta il mio personale contributo per tentare di smuovere le coscienze di tutta la società civile poiché ognuno di noi può, a proprio modo, partecipare attivamente al cambiamento. Un appello particolare è rivolto agli imprenditori, ai professionisti e a tutte quelle forze economiche del territorio che mi auguro possano diventare il motore della crescita del nostro amato Cantone”.

 

L’avvocato Bolla ha spiegato di aver accettato l’invito di Artioli a firmare la prefazione al libro dopo averlo incontrato un paio di mesi fa. “Ho accettato – ha detto – perché c’è in lui un’imprenditorialità molto viva e un forte amore per il paese in cui vive e lavora. Ho accettato perché ho capito che voleva mandare un messaggio costruttivo all’intera società”.

 

MENO TRENTA, ECCO ALCUNI PASSAGGI SALIENTI

Il libro può essere letto integralmente a questo link

“Lugano è una bella città che sta invecchiando  precocemente. Si accontenta delle quattro iniezioni di botox che ogni nuova legislatura le inietta sottopelle  all’inizio  del  mandato. Lugano si è afflosciata, e gli abiti di stoffa pregiata che un tempo ne esaltavano il profilo adesso le cadono male, sono ormai lisi e fuori moda. Non piacciono più. Rasenta il patetico quel suo ostinarsi a incolpare della propria decadenza ciò che denomina  “sorte  avversa”,  anziché chiamarlo ozio (…). Lugano oggi è  l’eterna  indecisa:  combattuta  tra  il  passato  e  il  futuro,  finisce per non vivere nemmeno il presente. È assordata da mille voci, tanti consigli ma nessuna soluzione. È una perla d’acqua dolce, raccolta e toccata da troppe mani che purtroppo di bellezza  capiscono  ben  poco.

È una città oltraggiata da luoghi comuni, dalle  serrande  chiuse  del  centro, dalle rive del lago deturpato da lamiere e pontili arrugginiti.

 

E ancora dalla mancata manutenzione degli edifici,  dall’abbandono  di  intere  aree  e  ville  storiche  il  cui passato fulgore a malapena affiora tra muri scrostati e mozziconi di sigaretta tutt’intorno.

 

È vilipesa da una rete viaria obsoleta, dall’assenza di verde che ha allontanato i cittadini dal centro. Lugano è ingabbiata da una burocrazia cavillosa, da corsi e ricorsi, da liti intestine. Il progetto “meno trenta” nasce  dall’affetto che  mi  lega  a  questa  città  e  dal  bisogno  che  avverto  di  fare  qualcosa  per  ovviare  a  questa  situazione”.

 

“A oltre cinquant’anni dal boom economico e finanziario che ne fece una delle  piazze più  ambite  e  ospitali  per  risparmiatori,  speculatori,  operatori  finanziari,  Lugano  si  ritrova  in  ginocchio  di  fronte  alla  propria  condizione  di  stallo,  torpore  e  apatia  determinata  dai  noti problemi legati alla revoca del segreto bancario. È come se non  riuscisse a  trovare  il  giusto  sprone  d’orgoglio  per  sollevarsi  nel  panorama  nazionale  e  internazionale.

 

Una fierezza che contribuirebbe a dissolvere le tante situazioni di degrado cittadino a cui ci siamo purtroppo  abituati e  che  il  sentimento  popolare  pare  accettare  ormai  con  rassegnazione.  In altre parole, nessuno reclama più per questa città il sacrosanto diritto di ritrovare la bellezza perduta”.

 

Il degrado privato

 

“Anche   molti   stabili   di   proprietà   privata   mostrano   apertamente il graduale e inarrestabile passaggio  di  Lugano dal “passato glorioso” all’odierna situazione di degrado (…).

Ora, poco male se per noncuranza  o negligenza un proprietario lascia cadere in parziale o totale degrado un immobile situato in una valle oscura e sperduta del Cantone; ma se, come nei casi esposti sopra, si tratta di edifici situati nel cuore pulsante di un’importante città il discorso  è tutt’altro. Si tratta di una vergogna e un affronto all’ordine e al decoro per tutta la comunità. In casi come questi le autorità pubbliche sarebbero tenute a sollecitare i proprietari al rispetto di elementari norme di ordine pubblico e, non meno importante, di ordine igienico”.

 

La desertificazione del centro

 

“Che lo sfavillio cittadino e il lusso di un tempo fossero legati a un momento storico favorevole è fuori di dubbio. Ciò che normale non è, tuttavia, è il perdurare di quelle condizioni di difficoltà e indolenza che ci avvolgono da oltre dieci anni. Siamo storditi come  pugili  il  giorno  dopo  il  match (…).

 

Pensiamo alla nostra città, restituiamola ai cittadini, incoraggiandoli a tornare nel centro storico. Il centro città dovrebbe essere più attrattivo, sotto ogni punto di vista: assenza di traffico privato sostituito da una rete di trasporti pubblici eccellente e veloce; affermazione della mobilità lenta; commerci e negozi con un’identità precisa. Una Lugano accogliente per i propri cittadini e nei confronti del turista”.

 

Manca il verde

 

“In città manca il verde”: è una frase che si sente spesso a Lugano. In effetti, a parte il Parco Ciani, ben poche sono le zone dedicate al verde. A suo tempo si erano avanzati progetti per convertire in aree verdi piazza Indipendenza e Rezzonico, ma purtroppo dopo anni che se ne parla la situazione è immutata (…). Basterebbe  riqualificare  queste  piazze  ripensandole  come  isole  verdi  con  una  vegetazione  lussureggiante per creare zone ombreggiate, con panchine, fontane e parchi giochi”.

 

“Da diversi  mesi  è  in  atto  la  pedonalizzazione  del  centro  città,  ma  non  si  tratta  che  del  primo  tassello  di  un  mosaico  ancora  ben  lontano  dall’essere  completato.  La  città ha  perso  d’attrattività  sotto  ogni  aspetto  e  lentamente si è avviata verso una decadenza che sembra non sconvolgere  più  nessuno. Si è continuato a  posticipare  la realizzazione di opere che avrebbero dovuto abbellire il centro e si continua a discutere su che cosa andrebbe fatto  e  come (…).

 

La  città  è  ferma  mentre  il  mondo  avanza verso il 5G. Manca il coraggio di osare e di prendere seriamente in mano la situazione. Ci disperdiamo in  montagne  di  parole  senza  dare  risposte  concrete  al  cittadino. Ora però, all’alba del 2020, è tempo di agire”.

 

Il debito pubblico

 

“La  città  ha  un  debito  pubblico  di  circa  un  miliardo  di  franchi (…). Va da sé che in situazioni economiche difficili forse si tratta di essere  un  po’  più  creativi  anche  a  livello  finanziario.  La  città è proprietaria di oltre quattrocento immobili e terreni  che,  in  momenti  come  questo,  dovrebbero  essere  sfruttati  per  generare  introiti  e  reddito.  Per  questo  urge  provvedere al più presto a un’analisi di tutto il patrimonio immobiliare”.

 

Il Lungolago

 

“Il lungolago deve essere una piazza unica affacciata sul lago.  Abbiamo un  clima  e  un  paesaggio  che  il  mondo  ci  invidia:  è  giunto  il  momento  di  sfruttare  meglio  questo  patrimonio  che  la  natura  ci  ha  regalato.  Il  lago  deve  tornare  a  essere  un’attrazione.  Si  prenda  esempio  dal  buon  risultato  ottenuto  con  la  riqualifica  della  foce.  L’accesso  al  lago  è  stato  riqualificato  e  il  risultato  è  stato  apprezzato  da  tutti,  turisti  e  residenti”.

 

La viabilità

 

“Sono trascorsi sette anni dall’apertura della galleria Vedeggio-Cassarate  e  dalla  conseguente  introduzione  del  famigerato piano viario ma nulla è cambiato (…). Il risultato  è  sotto  gli  occhi  di  tutti:  automobilisti  frustrati,  ciclisti  impauriti,  cittadini  e  turisti  spaesati  all’interno  di  quell’incomprensibile  labirinto  che pare a volte la città”.

 

 

 

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