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Cronaca
07.11.15 - 08:470
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:41

Più minorenni vanno a prostitute. La sessuologa: “I ragazzi sempre più esposti al porno: soddisfano le fantasie con qualcuno che dirà loro di sì"

Kathya Bonatti commenta cause e conseguenze di un fenomeno sommerso e in crescita: “Siamo come animali, forgiati dalle nostre esperienze. Conoscere il sesso senza limiti ha delle conseguenze”

GINEVRA/LUGANO – Sempre più giovani tra i 16 e i 18 anni frequentano le prostitute. Questa la tendenza fotografata da una inchiesta de Le Matin Dimanche e confermata anche da uno specialista degli Ospedali universitari ginevrini (HUG). I “baby” clienti sono spesso giovani di buona famiglia e si presentano in particolare nei weekend e durante le vacanze. Una decina a settimana, in media, il loro numero. E per alcuni postriboli stanno diventando una considerevole fetta del proprio giro d’affari, anche fino al 25%, come ha dichiarato il proprietario di una casa chiusa ginevrina. Un trend di cui molte prostitute non sono entusiaste e che porta alcune di loro a respingere i minorenni. I ragazzi sono spesso ubriachi e, raccontano le lucciole, molto insistenti. “Fanno molte più richieste rispetto agli uomini più anziani. Vengono con le loro ossessioni e spesso dobbiamo dire loro che non tutto ciò che immaginano è realizzabile”. L’indagine riguardava in particolare Ginevra, ma quanto emerso non è estraneo anche ad altri luoghi: come commentava confermando la tendenza il medico specializzato in sessuologia presso gli HUG Francesco Bianchi-Demicelli, “si tratta di un fenomeno nascosto e difficile da quantificare”. Per la sessuologa Kathya Bonatti le cause di questo trend in aumento sono molteplici. “Fra di loro ci sono anche ragazzi dalla condizione socioeconomica medio alta e con una buona istruzione”. Non è quindi un fenomeno legato a una marginalità o all’impossibilità di creare una connessione con le coetanee. Proprio “connessione”, in altro senso, è una delle parole chiave in questo discorso. “I ragazzi sono sempre più incapaci a strutturare la propria personalità preparandola ad affrontare relazioni reali, e non virtuali”. E in una relazione reale, bisogna anche saper accettare il rifiuto. “C’è una sempre maggiore difficoltà ad confrontarsi con un ‘no’ come risposta. Per evitarlo, si sceglie la via più semplice e facile: quella di andare con le prostitute”, spiega Bonatti. Altra causa scatenante è poi il confronto. Confronto, da una lato, con i coetanei: “Non si sentono rassicurati sulle loro dimensione e prestazioni e per non essere giudicati preferiscono affrontare le prime esperienze con delle prostitute. Le ragazze oggi parlano molto di più fra amiche del sesso, confrontando le relazioni sessuali avute e questo può far paura a un giovane che teme di essere deriso dal paragone”. Paragone che è poi alimentato da una sempre maggiore esibizione della sessualità secondo certi canoni a cui i giovani sono esposti. Il confronto è perciò, d’altro lato, con le prestazioni esibite dalla pornografia, prosegue Bonatti, “con la paura quindi di non essere all’altezza di quell’immaginario, distorto, proposto dai media”. Un’ultima motivazione è nella preferenza di alcuni al comprare. “L’acquisto è, anche in questo caso, legato a un contratto: si vuole una prestazione e si paga per averla, slegandola così completamente da una dimensione emotiva troppo impegnativa per chi non ha, e non è stato educato ad avere, una maturità affettiva”. In altre parole, la prostituta permette di scindere tra atto meccanico ed emotivo, tra sesso e sessualità: “Il primo è un piacere legato alla sola sfera della genitalità, il secondo, invece, è un piacere legato a dimensioni più ampie e profonde in cui rientrano i sentimenti, le emozioni, le relazioni amorose… Per chi non ha voglia di impegnarsi o le capacità per comprendere questa dimensione emotiva è semplicemente più facile comprare”. D’altro canto, aggiunge la sessuologa, “i ragazzi sono sempre più fruitori della masturbazione pornografica. Pensano quindi che questa sia la sessualità e così soddisfano le loro fantasie erotiche attraverso qualcuno che sono sicuri dirà loro di sì”. L’aumento di questo fenomeno non è qualcosa a cui guardare come una semplice goliardata. Tutto dipende dalle motivazioni che portano questi ragazzi a ricorrere sempre più al sesso a pagamento e dall’assiduità. Ma l’aver conosciuto il sesso in questo modo può poi lasciare conseguenze nell’adulto. “Noi siamo come animali – commenta Bonatti –, il nostro imprinting è legato alle prime esperienze che viviamo, così anche nel sesso. In questo senso, aver avuto la possibilità di accedere a una sessualità “senza limiti”, può poi porre delle problematiche nella relazione quotidiana con il proprio compagno di vita”. La pornografia propone infatti modelli ben lontani dalla realtà, soprattutto femminile: i tempi e le modalità di eccitazione e attivazione del desiderio sono ben diversi. “Danno una visione totalmente distorta di quello che può essere il piacere e la curva del desiderio femminile, soprattutto di una ragazza giovane. Essere abituati a vivere la pornografia, da soli o con le prostitute, può tradursi, nella realtà di coppia, in relazioni insoddisfacenti. Con la frustrazione di entrambe: di lei, che non è disponibile a essere oggettivata, come avviene nei porno, e di lui che non trova nell’altra persona la disponibilità a soddisfare le modalità da film hard, non gradite al mondo femminile”. La conseguenza è quindi un divario tra la sessualità vissuta da soli e quella nel quotidiano con la propria partner. Un divario “che dà luogo all’insoddisfazione e alla ricerca di sempre maggiori stimoli diversi, prolungando il desiderio di qualcosa di più facile ed immediatamente appagante”. La sessualità, ricorda Bonatti, si ravviva infatti con la novità e il mistero. “Cambiando sempre partner e prostitute lo stimolo c’è, ma da questa ‘recita’ a seconda del desiderio del momento si ricava un piacere ben diverso, più effimero, di quello dato da una relazione in cui si vive una crescita reciproca”. Per questo, sottolinea Bonatti, è importante educare i giovani anche nella scuola alla sessualità e all’affettività e ancora più importante è che a farlo siano dei professionisti e non gli insegnanti. “Serve qualcuno che abbia una formazione specifica e quindi in grado di spiegare e affrontare bene questi temi. L’educazione al rispetto dell’individuo, alle relazioni, alle peculiarità di uomo e donna e cosa li soddisfa: sempre di più, in una società che esibisce un certo tipo di sessualità, è necessario dare ai giovani questo tipo di aiuto per far capire loro che il mondo della pornografia e della prostituzione non è quello reale. Altrimenti il divario tra il mondo maschile e quello femminile sarà crescente. I due mondi devono conoscersi per sapere come soddisfare l’altro in modo pratico ed emotivo e per trovare un punto d’accordo”. ibi
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