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Cronaca
29.03.13 - 14:160
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:41

Torrente sui due agenti sospesi: "Sono esterrefatto. Voglio capire"

Il comandante della Polizia comunale di Lugano: "Voglio capire i motivi di quel comportamento"

LUGANO - “Sono esterrefatto ed amareggiato”. Il comandante della Polizia di Lugano, Roberto Torrente, non trova le parole per descrivere il caso che vede coinvolti due suoi agenti, che mercoledì sera hanno caricato sulla loro auto, alla stazione di Lugano, un romeno di 37 anni e lo hanno portato nei boschi di Arogno, dove lo hanno malmenato e abbandonato.

I due, che ieri sono stati interrogati per tutto il giorno dal procuratore pubblico Amos Pagnamenta, sono stati sospesi dal servizio in attesa dell’esito dell’inchiesta penale. I dettagli della vicenda sono ancora da chiarire. Si sa solo che i due agenti sono intervenuti per sedare un litigio tra il romeno e un’altra persona. Il romeno era ubriaco ed era già noto alla polizia. Ma mercoledì sera si è trattato di un normale intervento. Nulla di particolarmente grave o impegnativo.

Poi, però, c’è stato un cortocircuito improvviso: una reazione incomprensibile e violenta da parte dei poliziotti.

“E adesso vogliamo capire – dice Torrente -, al di là del giudizio sul loro comportamento, che dovrà essere chiarito e se dimostrato, sanzionato in modo severo: questo lo dobbiamo sia ai cittadini, che devono continuare ad avere fiducia nella Polizia, che agli agenti che lavorano duramente ogni giorno. Quando dico che vogliamo capire, non mi riferisco però solo ai dettagli della vicenda, ma anche ai motivi che hanno portato i due agenti a fare quello che hanno fatto. È infatti importante interrogarsi anche su quest'aspetto, sopratutto se vogliamo capire e correggere situazioni  che hanno potuto ingenerare nell'agente comportamenti contrari alla legge e alla deontologia professionale. Si tratta di due agenti relativamente giovani, che solo pochi anni fa hanno frequentato diciotto mesi di scuola di polizia. E che in quell’ambito hanno sostenuto esami severi, anche sul piano psicologico”. Anche nell'ambito della formazione continua, questi agenti frequentano la stessa formazione dei colleghi della cantonale

Bisogna capire cos’è scattato nella loro testa, spiega il comandante. E perché uno dei due non ha fermato l’altro. Non potevano certamente pensare di farla franca, aggiunge. E questo è un interrogativo in più: perché lo hanno fatto?

“Il lavoro del poliziotto di strada è molto impegnativo e stressante – dice Torrente -. Ai nostri uomini chiediamo molto. Sono sottoposti a ritmi sempre più serrati a fronte di effettivi ridotti… Non voglio assolutamente cercare giustificazioni. Voglio solo capire cosa è scattato nella loro testa, qual è stato l’elemento che ha scatenato questo atto tanto grave quanto incomprensibile. Capire è importante anche per evitare che accadano ancora cose del genere”.

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