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04.03.21 - 16:230
Aggiornamento: 05.03.21 - 12:00

E io il 22 marzo voglio il sole!

Il populismo sanitario e il voto del Consiglio Nazionale sulle riaperture

di Andrea Leoni

Fa quasi tenerezza il voto di ieri della maggioranza del Consiglio Nazionale che ha intimato perentoriamente al Governo delle riaperture generalizzate a partire dal 22 marzo. Non capita spesso, infatti, che in un’aula istituzionale si strapazzi con tanta nonchalance il principio di realtà. Principio cardine che dovrebbe ispirare e orientare qualsiasi scelta politica. Siamo ai livelli di quando Silvio Berlusconi costrinse la Camera a sostenere che Ruby Rubacuori era la nipote di Mubarak. Uno sberleffo alla verità, ai fatti, al semplice buonsenso. Di qui la tenerezza verso una maggioranza parlamentare probabilmente fiaccata anch'essa dalla pandemia, perché altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi per un Legislativo che vota per pretendere dal Governo che tra tre settimane ci sia il sole.

Un voto, quello di ieri, che si basa su un presupposto bugiardo. E cioè che vi siano persone che vogliono le riaperture e altre che vi si oppongono. E che le due fazioni, come avviene normalmente in politica, siano mosse da ragioni ideologiche, di merito o di calcolo. Di parte, insomma. Falso, completamente falso. 

Non c’è una sola persona in Svizzera che se il 22 marzo fossero date le condizioni sanitarie, non darebbe il via libera a una ripresa di tutte le attività economiche, sociali e culturali. Chi dice il contrario mente, avvelena i pozzi, getta benzina sul fuoco di una popolazione frustrata e arrabbiata. Le riaperture, infatti, non sono legate a una volontà politica ma a una possibilità sanitaria e ad un’assunzione di rischio calcolato. Questa opzione e il margine di alea, la detta l’evoluzione epidemiologica e nessun altro. Con buona pace dei 97 parlamentari elvetici che ieri hanno ritenuto di elevarsi al di sopra del possibile.  

Purtroppo anche in Svizzera, patria del pragmatismo, della scienza e della ragionevolezza, si sta facendo strada una narrazione illusoria che capovolge la realtà: il nemico da combattere non è più il virus ma le misure che lo limitano. E allora si raccolgono le firme, ci si intesta col megafono della propaganda la più che legittima stanchezza dei cittadini, si straparla di dittatura sanitaria. Come se una di queste azioni fosse in grado di evitare un solo contagio. Sai che gliene frega al Covid di petizioni e recriminazioni...

Dispiace che a una destra irresponsabile, protagonista di un populismo sanitario che accarezza l’indecenza, si siano sommati i voti di una parte del centro, PPD e liberali. Fa una certa impressione vedere gli alfieri dell’equilibrio e della responsabilità, cedere al canto di quelli che promettono l’albero con gli zecchini d’oro. Diamo anche a loro il beneficio della stanchezza.

Meravigliosi sono poi quei politici che invocano maggiore autonomia per i Cantoni. O quelli che vorrebbero che le decisioni che via via s’impongono in un periodo di emergenza come quello che stiamo attraversando - dove il fattore tempo vale almeno il 50% del successo - siano prima discusse e condivise con varie assemblee istituzionali. Massì, facciamo di volta in volta anche un bel referendum già che ci siamo… Come se lo scorso autunno non ci fossimo già scottati entrambe le mani grazie al disastro provocato da una gestione pandemica esclusivamente delegata all’autonomia cantonale (come era stato peraltro richiesto a gran voce da più Cantoni dopo la prima ondata). Un politica schizofrenica dove ogni tre mesi si passa, come criceti su una ruota, dal chiedere che il Consiglio Federale assuma le redini della crisi, al pretendere l'esatto contrario.   

Forse, con un briciolo di onestà intellettuale, bisognerebbe ammettere che il piano di uscita dal confinamento presentato un paio di settimane fa dal Governo federale - seppellito di critiche dal centrodestra - non era poi così strampalato. Per giungere a questa conclusione è sufficiente osservare quanto sta accadendo in Italia, ormai con uno stivale e mezzo nel terzo lockdown, perlomeno al nord. Oppure in Germania, con la Cancelliera Merkel che si appresta a varare una strategia di riaperture con il passo della tartaruga e il freno a mano tirato. E che dire di Boris Johnsson che ha già vaccinato oltre 20 milioni di britannici e prevede di riaprire gli interni dei locali pubblici non prima di maggio?

È davvero un peccato che il Nazionale abbia ceduto alla scemenza di pretendere riaperture generalizzate il 22 di marzo, indipendentemente da tutto. Nelle rivendicazioni della maggioranza vi erano infatti anche critiche e richieste fondate e del tutto condivisibili. Ad esempio un chiaro cambio di strategia per quello che riguarda i vaccini e i test di massa e "fai da te". È imbarazzante come il nostro Paese sia ancora fermo al palo sulle vaccinazioni, pur essendo slegato dai vincoli dall’Unione Europea e pur con Paesi dell’UE che, stufi dei fallimenti di Von Der Leyen &Co, abbiano deciso di muoversi autonomamente per procacciarsi i farmaci (Austria, Danimarca, Repubblica Ceca…). Ci diamo una mossa anche noi? Tra l’altro è notizia di oggi che l’EMA ha avviato la valutazione del vaccino russo Sputnik. Noi cosa aspettiamo? 

L’auspicio di tutti - di tutti! - è che il Consiglio Federale possa rispettare il piano delle riaperture, procedendo nelle prossime settimane con nuovi allentamenti, i più ampi possibili, in modo da poter godere di una Pasqua e di un inizio di primavera un pochino più leggere. Ma se questo non dovesse avvenire non sarà colpa di un Governo tirannico e cattivo, ma di una situazione epidemiologica non ancora sotto controllo, cioè pericolosa.  

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