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Coronavirus
14.01.21 - 15:150

"Emergenza coronavirus, e se Lugano facesse di più?"

Karin Valenzano Rossi al Municipio: "Anche Lugano può svolgere un ruolo fondamentale. E Lugano può!"

LUGANO – “La diffusione del coronavirus non sembra né arrestarsi né diminuire. Anzi! Le recenti mutazioni sembrano peggiorare la sua diffusione. Negli ultimi mesi si sono infatti riscontrate nel virus delle mutazioni che, pur non avendo aumentato la mortalità ne hanno incrementato la forza di contagiosità soprattutto tra i giovani”. Inizia così l’interrogazione che la capogruppo PLR Karin Valenzano Rossi ha inoltrato al Municipio di Lugano.

“Sebbene – si legge nell’atto – sembri che i vaccini attualmente disponibili siano in grado di immunizzare anche contro queste forme mutate, l’incertezza la fa da padrona, e viviamo sempre nel dubbio che il coronavirus possa subire ulteriori mutazioni contro le quali il vaccino perda la sua efficacia, facendoci di fatto tornare al punto di partenza. I dati diffusi quotidianamente testimoniano della criticità della situazione, dove la Svizzera e il Ticino si posizionano tra i peggiori della classe nel panorama europeo, con tassi di contagio, di positività e di mortalità estremamente elevati. Recentemente anche lo stesso Consiglio federale ha dovuto ammettere errori nella gestione della crisi pandemica. Chiusure parziali a singhiozzo di buona parte delle attività e misure di protezione di varia natura, accompagnano la vita quotidiana di una cittadinanza sempre più provata e stanca. Nuove misure – invocate da più parti – sembrano imminenti. Questa insicurezza generale alimenta in modo considerevole oltre alla paura per la situazione sanitaria anche il timore dato dalla consapevolezza di una situazione economica sempre peggiore, con prospettive di chiusura di attività, perdita di posti di lavoro e condizioni economiche e sociali sempre più precarie e preoccupanti. I danni sanitari, sociali ed economici sono estremamente elevati. La luce di speranza legata ai vaccini è purtroppo ancora debole, visto l’esiguo numero di vaccini disponibile e la lunga tempistica per la consegna di quelli necessari per ottenere la tanto agognata immunità di gregge. Vi è quindi purtroppo da temere, con disincantato realismo, che la possibilità di tornare a breve a una vita vicina alla normalità sia davvero remota”.

E ancora: “Oltre alla cura dei malati e alla vaccinazione della popolazione, un tassello determinante per la lotta alla pandemia è la prevenzione e il contenimento dei focolai di diffusione. Come ricordato recentemente dal Dr. Adrian Weiss, in un suo contributo mediatico, “uno dei metodi preventivi che raccomandano tanto l’OMS e la più parte delle autorità sanitarie nei Paesi comunitari è l’esecuzione di test diagnostici su tutta la popolazione, tracciando le persone infette asintomatiche oppure con sintomi minimi e isolandole in strutture appositamente preparate (…). I Paesi che hanno adottato questa strategia dei test di massa sono riusciti a contenere la diffusione del virus, con risparmio di vite umane, di costi ospedalieri e di danni all’economia. Purtroppo, la Svizzera, per ragioni poco chiare, ha scelto di disporre l’esecuzione del test solo ai sintomatici e di raccomandare al resto della popolazione di sottoporsi al test a proprie spese. Abbiamo realizzato che questo tipo di strategia non permette di limitare né i contagi, né le ospedalizzazioni, né i decessi, conducendo ad un parziale lockdown con ripercussioni economiche gravi.” La comunità scientifica, a vario titolo, sollecita il depistaggio precoce su larga scala così da poter isolare i positivi asintomatici e quindi contenere la diffusione del virus. Sempre la comunità scientifica sostiene che il depistaggio su larga scala consentirebbe alle autorità di intraprendere azioni molto più mirate, piuttosto che imporre chiusure estese che danneggiano gravemente l’economia. I test diagnostici sono in rapida evoluzione fin dall’inizio della pandemia di COVID-19, a dimostrazione del ruolo centrale che essi svolgono nel contenimento dei focolai”.

“Sono molti i settori economici e sportivi che per poter contenere la diffusione e continuare con le rispettive attività, operano in un clima di “bolla” con tamponi a ripetizione a cadenze ravvicinate, formula che funziona con la riduzione importante dei casi di contagio. Anche le aziende private, in assenza di iniziative pubbliche in questa direzione, hanno cominciato ad organizzarsi con test rapidi e tamponi, per mettere in campo una campagna di depistaggio autonoma con l’obbiettivo di contenere il diffondersi del virus e quindi l’impatto negativo sulle attività produttive. A Lugano stessa, nelle case anziani, si intraprendono misure per effettuare test diagnostici. Non è dato sapere come mai la Svizzera abbia accumulato un siffatto ritardo anche nella campagna su larga scala di tamponi, vi è da sperare che non sia dettata dalle stesse ragioni per cui in primavera veniva sconsigliato l’uso delle mascherine e millantata la loro inefficacia a difesa del virus, sic! A mente di chi qui interpella, la Città di Lugano non può semplicemente stare a guardare, senza cercare a sua volta di contribuire al contenimento della pandemia e alla mitigazione dei danni economici. Altre realtà, come il Canton Berna e il Canton Grigioni, stanno allestendo campagne di test diagnostici al fine di contribuire al contenimento della pandemia”.

Secondo i firmatari, “Lugano può sicuramente fare di più nella lotta alla pandemia e per offrire servizi preziosi e sostegno alla propria cittadinanza. Potrebbe infatti mettere a disposizione risorse finanziarie, di personale e di spazi per avviare una campagna di test diagnostici e mettere a disposizione quanto necessario per organizzare un centro di vaccinazione anche sul territorio cittadino e potenziare e migliorare le condizioni logistiche disdicevoli dell’attuale check point cittadino, dove chi vi opera – perlopiù volontari con grande senso civico e di responsabilità collettiva -lo deve fare in condizioni precarie (addirittura senza riscaldamento). È pacifico che nella lotta alla pandemia il ruolo principale è assunto e compete in prima linea alla Confederazione e al Cantone, ma per quanto nelle sue possibilità, anche Lugano può svolgere un ruolo fondamentale. E Lugano può”.

Alla luce di quanto esposto, ecco le domande sottoposte all’Esecutivo:

1) Cosa pensa il lodevole Municipio della possibilità di finanziare ed effettuare una campagna di test diagnostici in seno all’amministrazione cittadina?

 2) Cosa pensa il lodevole Municipio della possibilità di iniziare ed effettuare una campagna di test diagnostici nelle scuole su suolo comunale, ivi comprese scuole medie e post obbligatorie?

3) Cosa pensa il lodevole Municipio della possibilità di finanziare ed effettuare una campagna di test diagnostici nelle strutture della Città?

4) Cosa pensa il lodevole Municipio della possibilità di finanziare ed effettuare una campagna di test diagnostici, per la popolazione della Città di Lugano, mediante l’organizzazione per esempio di punti appositi e/o drive in per l’effettuazione di test diagnostici?

5) Perché il lodevole Municipio non supporta adeguatamente la logistica delle strutture attuali, come ad esempio il check point al Campo Marzio? Ritiene condivisibile il Municipio che non si metta a disposizione una struttura adeguatamente riscaldata?

6) Cosa pensa il lodevole Municipio della possibilità di allestire un centro di vaccinazione sul proprio territorio, offrendo al Cantone la relativa collaborazione per la campagna vaccinale?

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