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Cantonali 2019
09.04.19 - 18:020
Aggiornamento: 11.04.19 - 09:38

Claudio Mesoniat intervista Pietro Pisani: "Ecco perché il ciclone De Rosa e il calo di Zali sono sfuggiti ai radar". Il tema è il 'voto contro'

L’autore dei sondaggi: “Comunque abbiamo centrato la distribuzione dei seggi ai partiti, e non è poco, cogliendo che i liberali non avevano la forza propulsiva di quattro anni fa e che i socialisti avrebbero potuto reggere l’urto”

LUGANO - Claudio Mésoniat ha intervistato Pietro Pisani, autore dei sondaggi sulle Cantonali del 7 aprile pubblicati dal Corriere del Ticino. Il giornalista, che con Pisani collabora, gli ha chiesto, in particolare, come mai ai radar dei sondaggi sono sfuggiti il ciclone De Rosa e il considerevole calo di consensi per Claudio Zali, al quale gli elettori hanno nettamente preferito, a livello di voti personali, l'altro ministro leghista, Norman Gobbi. Ecco l'intervista pubblicata oggi sul sito "Il Federalista".

“Caro signor Pietro” (per usare un incipit famoso della nostra vecchia radio, ma a parti invertite, perché il “sciur maestro” qui è Pisani), io l’avevo detto che tu ci hai viziati. Per anni e anni i tuoi sondaggi azzeccavano quasi al millimetro percentuali di partiti e candidati. Circolava la battuta “possiamo evitare le elezioni ormai, con un bel risparmio”. Eppure per l’ultima proiezione su queste cantonali 2019, a 13 giorni dal voto, noi l’avevamo scritto: “Decideranno gli indecisi” (ed erano tanti), mettendo in guardia dall’abitudine di trattare le tue proiezioni come dati scrutinati. E adesso tanti ci chiedono, chi perplesso chi malizioso, “come mai il vostro sondaggio non ha centrato questo e quest’altro?”. E allora cerchiamo di spiegare quel che si può spiegare. Ma incominciamo dai colpi andati a segno.

 

"In sostanza abbiamo centrato la distribuzione dei seggi ai partiti, e non è poco, cogliendo che i liberali non avevano la forza propulsiva di quattro anni fa e che i socialisti avrebbero potuto reggere l’urto. E anche, che per quanto riguarda la Lega, che avrebbe mantenuto in sella i suoi due consiglieri soprattutto grazie al sostegno dell’UDC. Abbiamo anche misurato il forte aumento del ricorso alla lista senza intestazione. Credo che possiamo aggiungere un altro fattore a mio parere positivo del sondaggio, l’effetto sul comportamento degli elettori. Perché ha certamente spinto alla partecipazione chi forse non si sentiva più interessato al voto. E soprattutto ha fornito a leader di partito, militanti e candidati spunti per mobilitare i propri simpatizzanti".

 

Ma qui le valutazioni sull’influsso del sondaggio divergono, a seconda dei risultati. C’è chi ha detto un “grazie” a mezza bocca, riconoscendo che il sondaggio può aver ridestato i propri supporter dormienti e c’è chi, dopo il voto e di fronte alla malparata, ha rispolverato la classica dietrologia de “l’hanno fatto per provocare reazioni studiate e mirate, con scopi ben precisi”…

 

"Mi sembra che questi ultimi sopravvalutino nettamente le nostre capacità: se per centrare il sondaggio può bastare un presunto Archimede Pitagorico, per riuscire nello stesso tempo a favorire i propri beniamini politici ci vorrebbe come minimo la sponsorizzazione di Putin".

 

Credo che avendo chiuso il sondaggio con due settimane di anticipo abbiamo rinunciato a misurare le dinamiche di una fase che si è rivelata quanto mai inquieta e decisiva per il risultato finale. È vero?

 

In effetti a due settimane dalla chiusura dei seggi aveva votato per corrispondenza solo il 18% degli aventi diritto e noi registravamo un’alta percentuale di indecisi che diversamente dal solito non diminuiva coll’avvicinarsi della scadenza elettorale. Incerti se votare prima ancora che indecisi su cosa votare. Ora, un cambiamento di partecipazione rispetto a quattro anni fa, e oltre tutto un cambiamento disomogeneo tra Sopra e Sottoceneri, può incidere notevolmente sul nostro sondaggio. Quanto all’incertezza su cosa votare, bisogna dire che questa volta non c’era un'unica sfida in cartellone (nel 2015 fu Lega vs PLR) bensì un duplice fattore di variabilità, ossia PLR vs PS e lotta all’ok corral all’interno della lista PPD ma con la partecipazione degli elettori di ogni colore.

 

Ed eccoci alla principale “svista” del sondaggio. Nella contesa Beltraminelli-De Rosa davamo in testa il primo. Che il seggio ballasse all’interno del PPD l’avevi colto, ma sono stati proprio i preferenziali dall’esterno che hanno plebiscitato De Rosa. Le cifre dicono chiaro e tondo che se è vero che Beltraminelli ha perso all’interno del PPD (circa 10mila voti contro 7mila), in realtà sono stati gli elettori di tutti gli altri partiti e della scheda senza intestazione (dilagante) a provocare l’uragano di preferenze che ha travolto il ministro uscente (16mila in panachage e dalla scheda senza intestazione contro i 7mila di Beltraminelli). Come mai questa valanga è sfuggita ai tuoi radar?

 

"È impressione anche mia che ci sia stato più un voto contro Beltraminelli che un voto favore di De Rosa, o per meglio dire un voto a De Rosa in quanto anti-Beltraminelli. Negli anni abbiamo costatato nei sondaggi che l’elettore intervistato è incline a dichiarare il proprio sostegno a un candidato e molto reticente a esprimere un preferenziale quanto lo gioca come voto-contro un altro candidato. C’è anche la tendenza a dichiarare facilmente i personali sulla propria lista e a tacere quelli espressi in panachage. E questa volta sono stati proprio i voti fuori lista che hanno fatto massicciamente la differenza".

 

Questo spiega il risultato positivo del PPD per il Consiglio di Stato (prodigio che per il Gran Consiglio infatti non si è ripetuto: ha perso un seggio, circa l’1%), l’unico dei 4 partiti di Governo ad avere un saldo positivo sui flussi di preferenze sia da altre liste sia dalla lista senza intestazione, ma spiega anche perché questo risultato non sia stato intercettato dal sondaggio.

 

"Infatti, per la proiezione del voto di partito noi consideriamo che il saldo dei voti di panachage non determini grosse variazioni (lo prendiamo in considerazione per le classifiche dei candidati). Invece questa volta il ciclone di preferenze esterne per De Rosa, che a noi è sfuggito, è stato determinante per il partito".

 

Forse possiamo aggiungere che in questa campagna i preferenziali fuori lista sono stati lo spauracchio di vari leader di partito, specie di Lega e PLR. Per questo è possibile che leghisti, liberali e persino socialisti, che sono stati i principali sponsor di De Rosa (e in misura minore di Beltraminelli) abbiano preferito non dichiarare questa loro opzione agli intervistatori del sondaggio; opzione assolutamente legittima, ma, ripeto, caldamente sconsigliata dai loro leader. Possibile?

 

"Malgrado non sia proprio un politologo, ha anch’io questa impressione".

 

Anche per i socialisti c’è stato un “soccorso verde” che non è apparso sugli schermi del sondaggio. E si è trattato di voto disgiunto (PS per il CdS e Verde per il GC) non solo di voti preferenziali, com’è risultato palese dai flussi di panachage resi noti dalla cancellaria del Cantone. Come mai?

 

"Nel sondaggio chiediamo all’elettore anche cosa intenda votare per il Gran Consiglio. Ed è rarissimo che gli intervistati dichiarino la loro intenzione di operare un voto disgiunto. Che peraltro nelle elezioni precedenti non ha mai avuto grandi ripercussioni. Mentre questa volta il voto disgiunto (PS per il CdS) è stato praticato da circa un terzo degli elettori verdi che hanno regalato al PS un punto percentuale in più".

 

Se tutto quanto abbiamo detto fin qui fosse vero vorrebbe dire che sia i “professionisti” della politica sia l’elettore comune erano abbastanza certi dell’attendibilità del sondaggio. Questa è la fama che ti sei conquistata sul campo in tanti anni, caro Pietro… Ma paradossalmente è proprio questa credibilità che ha provocato richiami all’ordine da una parte, e dall’altra, di conseguenza, reticenze nel dichiarare le proprie “scappatelle” fuori lista; reticenze che alla fine hanno probabilmente depistato il sondaggio stesso. Cosa ne dici?

 

"Queste cose le lascio dire a te. A me dispiace, se devo dire la verità, di non essere riuscito in una parte del mio lavoro e cioè nello stanare anche le intenzioni dei reticenti, che normalmente sono equamente distribuiti in tutti i partiti quanto a voto in panachage. Diverso il discorso sui partiti, dove la presenza dello “storico” (cosa ha votato 4 anni fa?) ci permette di valutare precisamente fenomeni di occultamento del voto di partito. Esempio ormai classico è quello della riservatezza degli elettori leghisti nel sondaggio, cui la nostra proiezione ha sempre posto adeguato rimedio".

 

L’ultima grossa questione è come spiegare è che ai tuoi radar sia sfuggito il forte calo di gradimento per Zali, così che nel sondaggio la classifica tra le due “locomotive” della Lega, Gobbi e appunto Zali, sia uscita capovolta.

 

"Dobbiamo ripetere quello che dicevamo per il confronto Beltraminelli/De Rosa. Come ci rivela la lettura dei voti personali, anche in questo caso mi sembra si sia trattato piuttosto di un voto-contro. Come spiegavo, quando l’elettore vuole “punire” un candidato, soprattutto se si tratta di un ministro uscente, è più restio a dichiararlo".

 

Immagino che questa reticenza abbia inciso anche nella tua previsione del voto della Lega, sovrastimato nel sondaggio.

"Assolutamente. Zali, con il suo patrimonio di voti in panachage e dalla lista senza intestazione, valeva almeno 2 punti percentuali per il partito. Il 7 aprile sono svaniti. Gobbi, migliorando il suo gradimento esterno, ha evitato che il saldo passivo fosse ancora più marcato".

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