liberatv
Secondo Me
18.05.19 - 15:410

"Professioni del futuro? Rischiano più i medici che gli infermieri..."

Il Professore della SUPSI Giambattista Ravano sui mestieri che resteranno e quelli che spariranno: "Anche l'algoritmo più sofisticato funziona in modo completamente diverso rispetto al cervello umano"

di Giambattista Ravano*

Sull’argomento delle nuove professioni dovute ai cambiamenti indotti da innovazione tecnologica le constatazioni sono spesso di ordine generale del tipo “i nostri gli cambieranno dieci e più volte il loro lavoro nel periodo in cui saranno attivi professionalmente” o “le professioni che svolgeranno i nostri gli devono ancora essere inventate” o ancora compilando elenchi sulla base di indicazioni date dalla tecnologia al momento più invitante. Facile gioco potrebbe essere indicare che un polo ad alta tecnologia, sia che si occupi di medicina che di trasporti o altro possa avere la necessità di: esperti di cybersecurity, di blockchain, di Intelligenza Arti ciale e Machine Learning, di meccatronica, di Ubiquitous computing, eccetera.

Penso però sia più utile indicare come e perché le professioni si evolvono e cosa può verosimilmente succedere in un polo tecnologico come quello che il Cantone Ticino ha in sviluppo.

È chiaro che le tecnologie legate all’algoritmica avanzata e applicata sono e saranno sempre più necessarie; e quindi le capacità come quelle indicate sopra genereranno lavoro. Ma è necessario cercare di porre qualche base logica e mettere un po’ d’ordine su quello che potremmo vedere partendo dalla seguente constatazione. Per permettere un sufficiente “apprendimento” ad un algoritmo di “intelligenza artificiale” affinché possa poi riconoscere per esempio un gatto in immagini, ripreso in modo disparato, è necessaria la lettura di centinaia di immagini, in tutte le posizioni e situazioni. Un bambino che vede per la prima volta un gatto, dopo una seconda e al massimo una terza volta, lo riconoscerà praticamente sempre e in tutte le situazioni.

Fondamentalmente il cervello umano funziona in modo completamente diverso di quanto fanno gli algoritmi oggi, anche i più raffinati. Questo ha per conseguenza che le professioni in cui l’intelligenza umana prevale non solo non spariranno ma saranno sempre più richieste. Dove invece il calcolo ripetitivo “allenato” a trattare un numero enorme di casi per estrarne informazione diventa utile, ecco che in quel settore sarà la capacità di dominare gli strumenti che lo generano a creare l’attività umana e quindi la professione. E di converso la pura attività umana di effettuazione dell’operazione sarà resa obsoleta. Constatare questo permette di sintetizzare sulle future professioni.

Nuove professioni o professioni che resisteranno e si arricchiranno saranno quelle basate su un compito di mediazione intellettuale nei settori più necessari o richiesti: per semplificare indichiamo la capacità di costruire e gestire grandi quantità di dati; algortimi complessi e sensori che collegano informazione, le professioni che sostengono la sostenibilità ecologica come la Green e la Blue Economy (l’economia verde e dei trasporti ecologici); quelle legate alla cultura e formazione, l’industria culturale e il patrimonio artistico. E ancora quelle legate alla cura della persona. Perché in questi ambiti è necessario creare e scegliere secondo modi innovativi che per ora sono confinati alla capacità della mente umana. Perderanno invece le attività che direttamente devono elaborare anche in modo più o meno complesso dati e informazioni per generarne altre.

A titolo di esempio paradossalmente l’attività di individuare una malattia (tipica del medico) sarà in parte sostituita dagli algoritmi mentre quella di seguire il paziente da vicino nel suo percorso di guarigione (tipica dell’infermiere) è insostituibile. Nella gestione del traffico e degli spostamenti la scelta dei percorsi ottimi potrà essere indicata da un computer ma la scelta della modalità di spostamento secondo la sensibilità del singolo sarà sempre mediata da una persona.

Facile concludere che se vogliamo il bene dei nostri giovani dobbiamo avere scuole che aiutino ad apprendere come far lavorare il cervello per costruire cose nuove, e questo indipendentemente dalla specializzazione o campo di applicazione. Se il centro di competenza adatto al Ticino sarà la mobilità sostenibile, la cura personalizzata della persona e/o l’industria di avanguardia, i campi di applicazione o meglio l’esercitazione della mente dei giovani frequenta- tori di queste formazioni saranno anche li.

* direttore delegato ricerca e innovazione SUPSI - Articolo apparso sull’ultimo numero di Opinione Liberale

Resta connesso con Liberatv.ch: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
Potrebbe interessarti anche
Tags
professioni
attività
capacità
cervello
intelligenza
situazioni
giambattista
algoritmi
algoritmo
gatto
TOP NEWS Opinioni
News e approfondimenti Ticino
© 2024 , All rights reserved

Stai guardando la versione del sito mobile su un computer fisso.
Per una migliore esperienza ti consigliamo di passare alla versione ottimizzata per desktop.

Vai alla versione Desktop
rimani sulla versione mobile